Eccomi
qui per raccontarvi com'è andata al liceo Cairoli di Pavia.
Sono
partita in auto con l'amica Gloria – l'avete conosciuta qui – che si
è offerta come assistente per scattare qualche foto. Purtroppo, la
professoressa di lettere Viviana Masseroli non ha potuto presenziare
perché costretta a casa da un infortunio, colpa del ghiaccio sui
marciapiedi, ma a sostituirla c'era la collega Caroline Maggipinto,
promotrice di questo incontro, che ci ha accolte all'arrivo.
La
5ªDL è una classe di sole ragazze e se da un lato questa casualità
mi è parsa positiva perché ho sempre pensato che le donne leggano
più degli uomini – non conosco le statistiche quindi è probabile
che sia un mio pregiudizio – dall'altro riduceva il campione a mia
disposizione per farmi un'idea delle nuove generazioni. La
scaletta dell'incontro è stata organizzata in autonomia dalle
studentesse, ho chiesto solo di lasciarmi una decina di
minuti per presentare il progetto a sorpresa realizzato dalle blogger
per loro. Non sapevo, quindi, cosa mi aspettasse finché non sono
entrata in aula, ma ero stranamente tranquilla, a differenza di
quando ho affrontato le mie presentazioni e forse proprio grazie a
quelle esperienze. Ad ogni modo, ho pensato, dovrei essere la massima
esperta su me stessa e ciò che scrivo.
Il
piano delle ragazze per le due ore insieme prevedeva che una di loro
facesse una breve presentazione dell'ospite alla classe, un'altra mi
sottoponesse al questionario di Proust e poi avrei risposto a una
serie di domande assegnate a ognuna di loro suddivise in due temi: il
primo volume di Legione, che avevano letto in questi mesi, e i miei
viaggi per il mondo perché Caroline aveva mostrato loro anche
l'altro mio blog.
quanto gesticolo! |
Mi
sono accomodata davanti alla cattedra, una ragazza ha sistemato la
telecamera che avrebbe ripreso l'evento, anche per la professoressa
assente, un'altra era addetta alle fotografie – appena mi
passeranno il materiale foto e video ne pubblicherò qualche
spezzone, non tutte le due ore, così potrete assistere e partecipare
virtualmente – il resto della classe era riunita intorno a me con i
banchi disposti a ferro di cavallo.
Da
parte mia, è andata abbastanza bene, nel senso che non mi sono
impappinata più di tanto nel parlare, che non è certo la mia
specialità, e ho tenuto sempre a precisare che quelle che davo erano
solo le mie personali opinioni ed esperienze, non mi trovavo lì per
insegnare nulla né per affermare grandi verità. Sono perfino
riuscita a trattenermi riguardo i miei viaggi perché su quelli mi
dilungherei per ore, giorni, settimane.
Il
questionario è servito a rompere il ghiaccio, poi è toccato alle
domande sul libro che ho trovato generiche e poco personali. Avrei
preferito entrare più nei dettagli oppure soffermarmi su qualcuno
dei tanti argomenti trattati in Legione: eventi storici e guerre,
tecnologia futuristica, sentimenti dei personaggi e relazioni tra
loro (c'è una famiglia spezzata, c'è il difficile rapporto con un
amico alcolizzato). Andando oltre la trama, si potevano analizzare lo
stile, i dialoghi, le ambientazioni. Non ce n'è stata occasione
perché, attenendosi strettamente alla scaletta, non si è dato
spazio a discussioni, interazioni, approfondimenti.
Ma
tralasciamo pure il libro, a non tutti piace leggere, e parliamo dei
viaggi. Ospitata dalla quinta di un liceo linguistico, presumo esista
un interesse di fondo per i Paesi stranieri, infatti, ho trovato le
ragazze molto più interessate a questo argomento. Ho risposto
raccontando anche qualche aneddoto, ma avrei voluto che questo
incontro somigliasse più a una chiacchierata che a un'intervista
perché senza commenti di ritorno ai miei pensieri mi sono rimaste in
testa tante domande. Mentre rispondevo sullo spirito di un
viaggiatore, per esempio, mi sono chiesta se condividessero il mio
punto di vista. Pure senza il mio estremismo da esploratrice che va
dall'altra parte del pianeta con una tenda nella giungla, si può
viaggiare per visitare musei, osservare architetture e monumenti
delle città italiane o delle capitali europee, per assaggiare piatti
tipici, per lavorare in ambienti nuovi, per conoscere persone che
vivono in maniera diversa. Mi sono domandata se avessero mai pensato
di visitare uno dei luoghi che ho descritto, quando mi hanno chiesto
quale fosse il più bello e il brutto che ho visitato.
Fatta
eccezione per un paio di ragazze più attente e coinvolte, la
maggioranza della classe non ha conversato con me perché tutto ciò
che viene dalla scuola, anche quando è una proposta un po' diversa
dalla solita lezione, è vissuto come un obbligo, un'imposizione.
Ho
pensato a com'ero io alla loro età, ne ho parlato anche con Gloria
che ha quindici anni meno di me, ne ho parlato con Caroline e con
altri amici, una volta tornata a casa. Ho pensato anche alla scuola,
ai metodi di insegnamento passati e presenti – ci sono diversi
insegnanti tra le mie conoscenze – ai programmi, al sistema, al
mondo che circonda i ragazzi di oggi e che circondava me allora.
Dovrei scriverci un post, lo farò appena posso.
In
definitiva, l'incontro è andato bene, sarebbe andato meglio con più
tempo a disposizione e una scaletta meno rigida, ma spero di aver
lasciato qualcosa di utile alle ragazze.
Ringrazio ancora Caroline,
Viviana e la 5ªDL per questa esperienza che è stata per me un
grande privilegio.
Hai piantato uno dei semi più potenti, la capacità di vedere oltre le cose ordinarie. Inventare storie, scrivere libri, i viaggi. Magari per i giovani è un processo complicato da acquisire. Ma la speranza è che quel piccolo seme possa un giorno trasformarsi in germoglio e in arbusto e in albero. E poi dare i suoi frutti.
RispondiEliminaSai, Marco, forse a quell'età i ragazzi sono talmente sommersi di semi, di informazioni, di lezioni dalla scuola, dai genitori, dalla tv, da internet, che tutto si confonde e appiattisce. Non hanno ancora sviluppato l'abilità di riconoscere l'utile e il futile, di scegliere una strada, di appassionarsi a qualcosa, di capire cosa è davvero interessante e importante per loro tra tutto ciò che è suggerito o imposto da altri.
EliminaInfatti io credo che la differenza fra gli innumerevoli input, imposizioni, sia data dalla passione. La passione di chi sa instillare gocce che risuonano diverse rispetto al comune rumore di fondo.
EliminaÈ probabile che la timidezza e l’imbarazzo delle tue alliev... lettrici abbia fatto la sua parte. Magari eri la prima scrittrice che incontravano in carne e ossa, quindi non starei a farmi troppi problemi. A quell’età, forse anche per le modalità scolastiche e la TV, si è più abituati a “ricevere” passivamente che a interagire. Sono sicuro sia stata comunque un’ottima esperienza da ambo le parti. Complimenti per questo tuo exploit nella famigerata scuola. I grandi autori italiani da sempre cominciano la propria scalata da lì. ;)
RispondiEliminaAllora speriamo porti bene sia a loro che a me ;)
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