sabato 29 ottobre 2016

L'onestà delle squillo

Di tanto in tanto mi piace rivedere qualche puntata di Lie to me, la serie tv con Tim Roth nel ruolo dello stravagante scienziato Cal Lightman, studioso del linguaggio del corpo. 
Oltre a piacermi per le trame degli episodi e ispirarmi a fare la ola sul divano per l'interpretazione di Tim Roth che oscura tutti gli altri attori, trovo spesso in questa serie spunti interessanti che possono essere applicati alla scrittura, sia nel dare vita ai personaggi che nella costruzione dei dialoghi.

Tempo fa, un'amica mi ha regalato il libro I volti della menzogna di Paul Ekman che ha ispirato la serie, un saggio sugli indizi involontari che il corpo rivela quando si mente. Non l'ho ancora letto per intero, ma l'argomento mi intriga e qualche nozione mi tornerà utile.

Nel descrivere, per esempio, l'atteggiamento di un personaggio in una certa situazione posso inserire minuscoli particolari che tratteggino con più precisione il suo stato d'animo, che accompagnino la manifestazione dei suoi pensieri. Senza appesantire il racconto con lunghe spiegazioni, attirare l'attenzione su un particolare può sostituire dieci righe di descrizione evocando una precisa espressione del volto o un gesto significativo. Possono essere gli angoli della bocca che si piegano in un certo modo, le rughe intorno agli occhi che non compaiono nei sorrisi di circostanza, il movimento delle sopracciglia, la direzione dello sguardo, la postura, i gesti e la posizione stessa del corpo rispetto allo spazio e alle altre persone. 
Certi dettagli rivelatori si trovano anche nel modo di parlare, nel tono della voce, nella scelta delle parole. Un personaggio che si riferisca a qualcuno chiamandolo "quella donna" o "quell'uomo" ne sta prendendo le distanze in maniera evidente, i termini con i quali si nega o si afferma qualcosa sono altrettanto importanti per una versione convincente, realistica, aderente allo stato d'animo di chi pronuncia la frase. Pensateci.

Chiudo con una citazione del bizzarro e carismatico dottor Lightman che ha poco a che vedere con le riflessioni che ho appena fatto, ma mi è rimasta impressa dalla puntata che ho visto poche sere fa:

"Tutti paghiamo per fare sesso, in un modo o nell'altro. 
Le squillo almeno sono oneste sul prezzo."

mercoledì 26 ottobre 2016

Dadi e universi

Anni fa lessi un fumetto. No, ricomincio.
Anni fa mio fratello mi fece leggere un fumetto. È lui che li compra, lui il collezionista, lui il suggeritore che quando scova tra le sue innumerevoli letture qualcosa che potrebbe garbarmi me lo cede in prestito con mille raccomandazioni e minacce perché lo riconsegni in ottime condizioni. Insomma, ho letto, sfogliandolo con delicatezza, un fumetto del quale ricordo solo un particolare. Non so dirvi quale fosse il titolo, il disegnatore, lo sceneggiatore, né se fosse americano, inglese, francese, ma non era italiano. Non so dirvi quale fosse la trama perché proprio non mi viene in mente di quale fumetto mi sia rimasto impresso questo straordinario particolare, eppure è straordinario.

In ogni caso, verso le ultime pagine, la voce dell'autore compariva all'improvviso in due vignette. Nella prima citava la celebre frase di Einstein "Dio non gioca a dadi con l'universo" e nella seconda rispondeva al lettore "Io sì". 
Me lo ricordo a distanza di anni perché è un modo, a mio parere geniale, di descrivere il potere dello scrittore sulle storie che racconta. Si adatta a me che scrivo romanzi di fantasia, ma forse anche chi riporta fatti realmente accaduti ci mette del suo decidendo in che maniera raccontarli, da quale punto di vista, cosa evidenziare e cosa omettere. 
Anch'io gioco a dadi con l'universo che racconto, ho potere di vita e di morte sui miei personaggi, creo e distruggo, intreccio i fili del destino a mio piacimento. Lo svolgimento della trama dipende dalla mia immaginazione e ho il pieno controllo di eventi, azioni e reazioni. 
L'ebbrezza generata da questo potere è uno dei motivi per i quali amo scrivere perché, al contrario di quanto accade nella vita reale, posso fare ciò che voglio dell'universo, lo possiedo e lo modello secondo il mio gusto, realizzo sogni e incubi, mi prendo rivincite, faccio regali ed elargisco punizioni. Con una penna in mano sono onnipotente e mi diverto da morire, come l'autore di quel misterioso fumetto.

Questo non ha nulla a che fare con la comunicazione, la pubblicazione, il piacere ai lettori, le vendite. Questo è solo parte dell'intima delizia di scrivere, il godimento personale, l'egoistico sollazzo dell'artista. 
Ogni tanto, fa bene mettere il piacere prima del dovere.



Appendice: alla ricerca del ricordo perduto

Per ritrovare il titolo di quel fumetto ho chiesto aiuto ai lettori di Mondo di Nerd. Hanno risolto l'enigma: la risposta un filino spaccona alla citazione è di Grant Morrison, fumettista scozzese che conosco pure bene per altri fumetti, ma non ricordavo proprio questa sua uscita in "Animal Man". D'altra parte è famoso per essere uno scrittore parecchio originale. Evviva l'ego di Grant e grazie mille agli amici nerd che mi hanno tolto il dubbio postando perfino l'immagine delle vignette che ricordavo.

Ora, però, si configura un altro mistero. Mio fratello, al quale ho ovviamente domandato per primo di quale fumetto si trattasse e nemmeno lui lo ricordava, saputo della scoperta, mi ha detto: "Quando me l'hai chiesto, ho subito pensato a Grant Morrison perché fa spesso del metafumetto. Io però non ti ho mai prestato Animal Man."
I dadi sono rotolati giù dal tavolo.

le vignette misteriose

sabato 22 ottobre 2016

E si diventa sabbia

Il tempo si porta via tutto quello che hai e quello che hai fatto. Cura le ferite, ma fa sbiadire le foto, cambia tono alle parole e l'espressione ai volti. Non si riesce a trattenere nemmeno la cosa più preziosa e, a un certo punto, anche i ricordi si consumano.


alba nel deserto - Marocco 2007


mercoledì 19 ottobre 2016

Abiti elettrici e altre metafore

L'idea non è un lampo per me, somiglia più al diradarsi di una foschia che si sfilaccia rivelando i colori del paesaggio, forme e contorni si delineano rapidamente e alla fine appare nitida l'immagine di qualcosa da raccontare. Fermo l'idea su un foglietto e già mentre cerco le parole per imbrigliarla ci sto ragionando, la sto complicando con possibili sviluppi che si diramano in ogni direzione come fulmini. Appena ho tempo, poi, estraggo dalla borsa foglietti pieni di frasi che ancora crepitano di fulmini e altri ne genera la trascrizione nel mio file di appunti perché basta un cambiamento di luce a trasformare un paesaggio, una frase suona diversamente al mattino o di sera, con il sole o se fuori piove. 


Aspetto una giornata tranquilla, senza impegni, per dedicarmi alla cura di quelle idee, per manipolarle e farne racconti, romanzi oppure opere incompiute da riprendere in futuro sotto la luce giusta. Quando arriva quella giornata tranquilla, sono elettrizzata per la voglia di sedermi al computer ed entrare nel file di appunti come fosse lo specchio di Alice, attraversare il confine tra la realtà che mi circonda e la realtà che ho nella testa. Mi eccita avere un mucchio di foglietti che sparano fulmini da liberare sulla scrivania. Adoro riordinare tutte quelle frasi, raffinarle, scoprire un legame tra due idee comparse a settimane di distanza l'una dall'altra, assegnare a ogni cosa il nome più adatto. 



Questa attività è diversa per ogni storia, a seconda del tema, del genere, dell'atmosfera: a volte somiglia al piantare un seme e coltivare la pianta per farla crescere rigogliosa fino alla fioritura; altre volte è come modellare la creta o scolpire il marmo; altre ancora sembra di dipingere un quadro, comporre una sinfonia, cucina un piatto gustoso.
Oppure confezionare un vestito, dipanando la matassa di parole aggrovigliata dall'esplosione di tanti fulmini e cominciare con quel filo a tessere una storia. Trama e ordito, un lungo lavoro di telaio per poi passare a tintura, taglio e cucito, rifinitura degli orli, fissaggio dei bottoni facendo attenzione che ognuno sia allineato col proprio occhiello, scelta ragionata sull'aggiunta o eliminazione di decorazioni, lavaggio stiratura... E alla fine da una tempesta di fulmini ho confezionato un abito elettrico come le emozioni che contiene, pronto a trasferirle a chiunque desideri indossarlo.



Qualunque metafora scelga per raccontarvi quello che i tecnici chiamano “il processo creativo” non sarà sufficiente a rappresentare il passaggio dall'immaginazione alla parola scritta perché si tratta di una manovra molto personale, differente per ogni scrittore e artista, differente anche, come ho detto, per lo stesso scrittore in momenti diversi. Proprio il fatto che sia ogni volta un'esperienza nuova è il motivo per cui amo scrivere, mi emoziona, mi impegna, mi gratifica e mi piace poter condividere un parte di queste sensazioni con chi ne legge il risultato. Tutto il resto, la pubblicazione, i numeri, il blog, le definizioni, viene dopo e non è all'altezza.

sarto nel mercato di Ubud - Bali 2012


sabato 15 ottobre 2016

L'ottimista

Quando mi sveglio, nella mia testa suona la banda di benvenuto per una nuova giornata. Mi aspettano sorprese e opportunità, incontri e scontri, cose da affrontare e da imparare.

Se poi alla fine dovesse rivelarsi una giornata deludente, avrò una notte intera lasciarla passare e sognare che la successiva sia migliore.

sulla parete di una caffetteria in Kenya

mercoledì 12 ottobre 2016

Preparazione vs immaginazione



Bene, aspirante scrittore, hai studiato. Hai ripassato grammatica e sintassi, hai letto abbastanza libri e fatto abbastanza esercizi da padroneggiare con disinvoltura tecniche narrative di ogni genere, hai acquisito i trucchi del mestiere. Hai ragionato sugli stili, dal classico al moderno, sulle strutture, sui canoni, sulle regole e le eccezioni. Hai imparato a costruire scalette e castelli, a tessere trame, a creare ambientazioni, delineare personaggi e farli dialogare. Sai tutto sulle bozze, l'editing, le revisioni. Sei informato sul mondo dell'editoria in tutte le sue forme. Continui a frequentare blog di scrittori con i quali scambi consigli e opinioni e condividi passioni e frustrazioni. Sei preparato sotto tutti gli aspetti, sei pronto a cimentarti con successo in qualsiasi genere letterario e perfino inventarne uno nuovo. Sai come scrivere.

Ma sai cosa scrivere?



P.s. Lo so, oggi è mercoledì e io pubblico il giovedì e il sabato. Ma sapete una cosa? Il blog è mio e ci gioco come voglio io. D'ora in poi pubblicherò il mercoledì e il sabato... Se mi va :)

sabato 8 ottobre 2016

In realtà

Non siete un passo avanti a me. Sono io che resto un passo indietro per osservarvi.


giovedì 6 ottobre 2016

Delle belle

Ho sempre pensato che le belle ragazze avessero vita facile, che ogni porta si aprisse magicamente davanti alla loro bellezza. 
Le belle ragazze non si spettinano, non sudano, non hanno segni sulla pelle, non sono imbarazzate quando si spogliano, non restano negli angoli, non temono la prova costume né gli specchi, non passano mai inosservate, non vengono escluse dagli inviti, non faticano a ottenere attenzione. Qualunque abito indossino sembra fatto su misura, si abbronzano perfettamente, camminano disinvolte tra la gente senza inciampare. A loro si perdona tutto in uno sbatter di ciglia.

D’altro canto, non sanno mai chi le apprezza davvero al di là del loro aspetto. Alcune si accontentano dell'arma della seduzione e trascurano di coltivare altre qualità perché sarebbe fatica sprecata, ma qualcuna si dispera perché nessuno nota gli altri suoi talenti. Altre soffrono per l'invidia che suscitano, anche se a volte il sentirsi vittime della gelosia altrui può fornire un facile alibi alle proprie mancanze. Le pin up dotate di cervello posso quindi essere molto infelici, ma sapranno farsi consolare.

È probabile che quella della ragazza perfetta non sia una vita facile come appare da fuori, come crediamo noi donne che nessuno si volta a guardare. Tuttavia, certe mattine vorrei svegliarmi in un altro corpo, essere tanto bella da non preoccuparmi di sembrarlo per piacere agli altri.


sabato 1 ottobre 2016

Alla salute

Oggi chiuso per fest, Oktoberfest.
Vi mando un bacio da Monaco, anzi un sorso della mia preferita o quel che ne resta.