mercoledì 9 novembre 2016

Numero due

"Il secondo è il primo dei perdenti"
 - Enzo Ferrari

Sono un'eterna seconda.
All'esame di maturità, che ai miei tempi si valutava in sessantesimi, dalla mia classe sono usciti due 60 poi io con 58 e gli altri dal 44 in giù. Il tabellone dei risultati mi tormenterà per tutta la vita: brava, ma non abbastanza.
Mi è sempre mancato quel passo in più, quel dono speciale, quella genialità che non si ottiene nemmeno con l'impegno perché ce l'hai o non ce l'hai. Chi conquista la medaglia di bronzo ha la soddisfazione di aver raggiunto il podio, ma chi riceve quella d'argento sente solo di aver mancato l'oro e io mi sento così, molto spesso. 
Ci sono campi nei quali sono totalmente negata, tipo  lo sport, e questo non mi pesa, è normale e lo accetto. Racconto sempre, per esempio, dei giochi in cortile quando ero bambina. Si facevano le squadre e io ero considerata un handicap: una squadra giocava con il sole negli occhi, l'altra teneva me per bilanciare; una squadra giocava a pallavolo in salita perché la rete era il cancello sulla rampa dei box, l'altra teneva me. Eppure mi facevano giocare lo stesso, mi divertivo e a ripensarci mi fa sorridere. 
Ripensare al tabellone dei voti alla maturità, invece, mi fa arrabbiare e intristire perché mi piace studiare ed ero più brava di tanti altri, ma non la migliore. Non ho mai smesso di essere seconda anche nelle cose che faccio con maggior piacere e impegno, non riesco a vincere la medaglia d'oro, per quanto distacco riesca a dare a tutti quelli che arrivano dopo di me, ce n'è sempre uno che arriva prima. 
Sì, lo so, la vita non è una gara, però non eccellere in ciò che mi appassiona e per cui credo di avere talento è frustrante da morire e ai complimenti per il mio solito secondo posto vorrei rispondere con l'intero dizionario delle parolacce in tutte le lingue del mondo.
- Perché non ti accontenti? È un ottimo risultato.
- Ma vaff... porc... che ca... mer... Accontentati tu, mediocre imbecille!

Non dico di non aver mai avuto soddisfazioni, non mi considero una sfigata e non sono una che si piange addosso, ma forse mi pongo obiettivi esagerati che vanno oltre le mie reali possibilità.
Un giorno, per caso perché può capitarmi solo per caso, scriverò il capolavoro mondiale che nessuno si aspetta e da quel giorno comincerò a sentirmi seconda anche a me stessa.
Buono questo romanzo, ma mi era venuto meglio l'altro.

Australia 2010 - la mia ombra gigante

15 commenti:

  1. Io, alle superiori, de "il massimo risultato con il minimo sforzo" avevo fatto la mia bandiera. E infatti sono uscito con 54.
    Comunque il mio problema non è quello più bravo; sono tutti gli altri: prendere ordini dagli ignoranti, che hanno fatto strada nella vita con amicizie e leccaculismo, è frustrante e avvilente.

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    1. Hai ragione, venir superato da chi non lo merita è ancor più mortificante. È ingiusto, ma sai che non dipende da te, sai di essere più bravo. E se il tuo "minimo sforzo" è 54, al tuo meglio puoi arrivare ben oltre il traguardo.

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  2. Non esisterà mai il primo assoluto, nel senso definitivo. Non è realistico. Tutte le situazioni si evolvono. Tutti i record vengono prima o poi battuti.

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    1. Certo, battuti da altri che hanno quel dono in più. Poi è chiaro che nessuno è bravo in qualsiasi campo, ma basta primeggiare in una cosa soltanto per sentirsi speciali.

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  3. È noioso essere bravi, si rischia di diventare abili...

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    1. Come quando parlavamo del peso del successo che carica di pressione e aspettative. Quando sei Bolt, però, puoi anche farti una birra mentre aspetti che ti raggiunga il secondo :)

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  4. Arrivare secondi è un caso grave solo quando si gareggia in due. :D

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  5. Ecco l'ottimista :)
    Mi hai fatto tornare in mente un ricordo. Quando guardavo le Olimpiadi da bambina mi disperavo sempre per l'ultimo classificato, pensavo alla sua delusione per la figuraccia in mondovisione. Mio padre però mi disse: "Se anche fosse arrivato ultimo su cento, sono le Olimpiadi e può dire di essere tra i cento più bravi del mondo" e questo mi consolava molto.

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  6. Io credo che non ci sia appagamento maggiore nella vita, del vincere quando si battono quelli più bravi. Chi ha il talento innato e spudorato, ci mette poco. Invece quando sono i caparvi a combattere, a mobilitare tutte le cellule del corpo, i desideri e la passione. Quando si vince così è la massima soddisfazione. Per questo io non invidio mai il talento. Lo hai? Clap clap e ringrazia madre natura. Ma quando c'è da combattere, la vera sfida è un'altra, e chi è più forte, non è detto che sia lui il destinato a vincere. ;)
    Che poi ci siamo Bolt e Phelps che relegano senza speranza al secondo posto tutti gli altri... beh lì non vale. Se in campo scende Dio, il gioco è truccato. :D

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    1. Il talento ovviamente non basta, bisogna saperlo sfruttare e allenarsi, ma è un gran vantaggio.
      Non è neanche detto che a vincere siano sempre i più bravi, come diceva Michele, a volte la spuntano i più furbi o i raccomandati.

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  7. Beh, se arrivo sul podio nonostante Bolt o Phelps, ragazzi...ci sono arrivato NONOSTANTE LORO ( e alla facciazza loro)!
    Se arrivo secondo penso che ci sono arrivato nonostante il resto del mondo abbia fatto il possibile per non farmici arrivare.
    Se arrivo sulla vetta di una montagna per ultimo...ci sono arrivato, e questo non ha prezzo! Pensa solo a chi non ci ha nemmeno provato.

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    1. Lo so, l'importante è partecipare, ma mi piacerebbe provare l'ebbrezza della vittoria una volta ;)

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  8. ...arriverà il momento in cui il solo fatto di esserci riuscita rappresenterà per te la più grande vittoria

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  9. Bellissimo post Simo...ma leggendolo allora mi devo ritirare,eppure parecchie volte dei miei risultati(sportivi)sono anche contento...

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    1. Tu sei pieno di medaglie meritatissime, altro che secondo.

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