sabato 21 gennaio 2017

Appendice tempestosa

Sono consapevole di aver osannato il romanzo di Vercel fino alla nausea, scoraggiando eventuali critiche. Michele, infatti, ha commentato in privato, ma lo scambio di mail con lui mi è sembrato così interessante che gli ho chiesto il permesso di pubblicarlo.


Michele
Dico la mia qui:
Se posso essere sincero, non m'è tanto piaciuto: sembra la roba che scrivo io. Il principale difetto che gli imputo è la foga di descrizione: l'autore perde troppo tempo inframmezzando al dialogo le considerazioni che i personaggi fanno nel chiuso della loro testa. Tutto questo, però, non dovrebbe esserci: dovrebbero essere sufficienti le parole del dialogo per leggere in trasparenza i pensieri. Senza contare che le righe tra le battute spezzano il ritmo, cosa che manda un po' in malora l'effetto "litigio", e che le battute stesse sono mediamente lunghe, il che abbassa ulteriormente il ritmo, appunto.

Simona
Ciao,
puoi dire la tua anche sul blog, mica mi offendo se quello che piace a me non piace agli altri. A me questo stile piace e anche il tuo che non trovo così affine. Forse estrapolato dal romanzo, questo dialogo non rende perché il bello è proprio che finalmente si scopre cosa pensa il capitano che è sempre di poche parole, ma lo scopre il lettore, mentre la moglie continua a non capirlo o non volerlo capire.

Grazie del pensiero :)



Michele
Avevo provato a metterlo come commento, ma è troppo lungo. Ecco, così mi piace un po' di più :) (la fine non l'ho toccata, ma ho cercato di mettere più ritmo al dialogo pur senza intervenire troppo sulle battute).

- Ma su, ammettilo che sei esasperato!
- Io?
- Se sapessi come lo nascondi male! Passi tutte le tue giornate alla finestra, a spiare il tempo, ad aspettare un sos che ti sciolga dal dovere di stare a casa senza che io possa rimproverarti nulla... Non è forse vero?
Renaud fece un passo indietro: - Che ho detto? Che ho fatto? -
- Niente! Non hai detto niente - disse lei, con un sorriso amaro che lui non le conosceva, - Non apri più bocca! Hai fatto tutto quel che c'era da fare, ma con che faccia, santo cielo! Non scrollare le spalle! Preferirei che lo ammettessi apertamente, che mi dicessi: 'Senti, non è roba per me misurare la medicina nei cucchiai. Non volermene, ma mi annoio e me ne vado'. Sì, lo preferirei!
- Sono consapevole di aver fatto tutto quel che dovevo fare!
Yvonne, le mani appoggiate sul tavolo, si alzò per metà, e l'indignazione le infiammò le guance: - Quel che dovevi! Sei arrivato al punto di fare il conto di quel che devi! Sono diventata una consegna di bordo, adesso.
- Magari. Invece mi sembri uno scoglio dimenticato sulla carta.
- Non oso nemmeno più dirti di aprire un armadio, di chiudere una finestra, di portare un piatto! Poverino! Se solo facessimo il calcolo di quel che devi, come dici tu! Ti sei anche solo accorto che per vent'anni ti sei preso tutto lo spazio, tutto! Che hai disposto della mia vita, dei miei gusti, senza mai chiederti, tanto lo trovavi naturale, se non avessi preferito... non so, qualcosa di diverso...
Renaud si mise a testa bassa, come se volesse sferrare un brutto colpo; così bassa da tendergli al massimo i muscoli della nuca.
- Hai aspettato un bel po' per farmi sapere che ti ho resa infelice! Una bella sorpresa - replicò a voce bassa.
- No... Non sono stata infelice, e lo sai bene!
- Vorrei poterti credere.
- Quando mi sono ammalata sono stata costretta, per la prima volta, a vivere un po' per me stessa, con tutti i miei dolori, tra queste quattro mura, sono stata costretta a pensare un po' a me stessa, e questo tu non l'hai accettato... E poi ero così spossata, avevo la testa così vuota, che non ho sempre potuto interessarmi ai tuoi affari come facevo prima, e tu me ne hai serbato rancore... Sì... Sì! Ma soprattutto, ho pur dovuto chiederti di darmi una mano, per le faccende domestiche... Il meno possibile, e tuttavia non potevo pensare che ti sarebbe costato aiutarmi...
- Che mi sia costato o no, l'ho fatto. Allora?
- Allora - gridò lei, - non voglio più le elemosine che mi getti da quando sei tornato da Parigi! Una mendicante che non si osa mettere alla porta, ecco cosa sono diventata in casa mia! Vivi qui come un estraneo in un brutto albergo obbligato a svolgere una parte del servizio... Allora ti prego, finché ho ancora la forza di conservare un po' di orgoglio, parti!
- Non ti consiglio di ripetermelo troppo spesso!
- Non ho mai contato veramente per te! Anzi, sì: ho contato come un mobile, per l'utilità o il piacere che ricavavi da me... Avevo una sola ragione d'essere per te: renderti la vita piacevole a terra... Ma poi, a questa vita, alla tua casa, ti ci sei mai affezionato davvero? Osa un po' dire di sì!
- Se mi ci fossi affezionato, come dici, non avrei mai potuto ripartire... - dovette ammettere, a voce bassa.
- Perché ti sei sposato, allora? Quando si è decisi a non dare niente, non si chiede tutto agli altri. Io, questo, lo chiamo rubare, mi senti?
Renaud scrollò le spalle: - Tutto questo è un parlare tanto per parlare. -
Si sentiva gravato dal peso dell'ingiustizia: del suo successo, del suo denaro, della sua reputazione, lei non ne aveva forse goduto quanto lui, non aveva forse partecipato per metà, in tutto? Il suo più grande piacere non sempre stato quello di tagliarle una fetta più grande che a sé stesso? Ad ogni successo, pensava: “Sarà contenta”... Se anche l'aveva monopolizzata, come gli rimproverava, quello non era il suo modo di farle approfittare di tutto? Con un paio di stivali, una vecchia cerata, lui era pronto a salpare! Il resto era comunque per lei! Nel constatarlo, ritrovava la calma, come gli succedeva tutte le volte che la rabbia o l'irritazione facevano lanciare il suo avversario in esagerazione irragionevoli. “Certo”, pensò, “è stata la moglie più devota che ci sia, ma vi trovava il suo diletto, come per me è sempre stato un piacere accontentarla...”.
Giungeva all'improvviso davanti alla realtà stessa dell'amore che attraverso gli altri non vede che sé stesso e, amando, non certa nient'altro che il godimento di amare. Subito disgustato da quel garbuglio...

Simona
Caro Michele,
con la tua versione confermi il fatto che estrapolato dal romanzo il dialogo non rende. Mettendo in bocca a Renaud i pensieri che non avrebbe osato dire alla moglie con le stesse parole con le quali li ha pensati, non è più lui. Mi hai dimostrato una cosa importate: il carattere dei personaggi cambia parecchio se una cosa è pensata o detta. Il capitano, per esempio, non le avrebbe mai dato apertamente "dello scoglio", ma tu non puoi saperlo non avendo letto il resto. La tua versione "asciugata" trasforma in un semplice botta e risposta quella che non è una lite, ma una presa di coscienza che Yvonne, come le donne in genere, dichiara ad alta voce, mentre il marito, come gli uomini in genere, si tiene dentro e trascina.
So che tu preferisci tendere al cinematografico, a mostrare e non raccontare, ma questo non è un film è un romanzo e il motivo per cui di solito il libro è migliore del film sta proprio nella caratteristica dello scritto di raccontare e non solo mostrare. Perciò ti dico: diverse tecniche si applicano a diversi casi e in questo caso la soluzione migliore rimane l'originale.

Insomma, ho cavato il dialogo dal romanzo come un occhio da una testa, dicendo: "Guardate che bell'occhio azzurro!" e la risposta naturale è stata: "Sarà anche un bell'occhio azzurro, ma con tutto quel sangue in giro, a me fa pure un po' schifo." Dunque, ho imparato, l'occhio si apprezza meglio nell'insieme del viso al quale appartiene. Lavoriamo bene al viso, scrittori, al corpo intero, e allora il lettore godrà anche della bellezza dell'occhio.


3 commenti:

  1. Bellissimo questo post!

    Ho appena scoperto il tuo bellissimo blog e mi sono immediatamente unita ai tuoi lettori fissi!
    Se ti va ti aspetto da me!
    http://lamammadisophia2016.blogspot.it

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    1. Ciao, Benedetta, grazie.
      Ho fatto un rapido giro sul tuo blog e sono curiosa di sapere cosa ti ha portato da me, bambini e cosmetici sono molto lontani dai miei interessi :) Che i libri siano una passione nascosta?
      D'altra parte, una volta mi ha commentato uno sportivo e io sono anche l'antisport. Ho un pubblico molto vario, dovrei scriverci un post, prima o poi.
      In ogni caso, benvenuta!

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    2. Adoro leggere!
      Solo che non ho molto tempo per farlo...
      Sul mio blog non scrivo di libri perché non sono un'esperta come voi...
      Peró mi piace leggere i vostri post!
      Un bacio!

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