sabato 25 giugno 2016

Streets, parole e suoni

Nel post in cui mi definivo una cazzara ho citato un album dei Savatage definendolo un poema e, anche se poteva sembrare una battuta spiritosa, ero assolutamente seria. 
Ora, non vi racconterò chi sono i Savatage, la storia dei fratelli Oliva o come Chriss divenne leggenda perché ci sono Wikipedia e centinaia di siti musicali che possono farlo al posto mio. Vi parlerò invece dell'album Streets - A rock opera, di cosa ho imparato ascoltandolo e soprattutto leggendone i testi e il racconto.

Album originale
Prima, però, apro una parentesi personale. Voglio che sappiate quanto fossi emozionata al concerto dei Savatage nel 1996 quando i componenti della band, scesi dal tour bus, si sono fermati tra i ragazzi che come me facevano la fila davanti all'ingresso e si sono seduti con noi su un marciapiede di Milano ad autografarci i biglietti e condividere panini imbottiti. All'epoca per me le rockstar erano dei e le loro canzoni parabole sul senso della vita. Trovarmi davanti Jon Oliva e stringergli la mano era come vedere la luce e ho provato lo stesso quando ho abbracciato John Petrucci dei Dream Theater facendolo arrivare in ritardo sul palco, o quando Blackie Lawless dei Wasp ha lanciato il suo asciugamano sudato tra il pubblico e il mio amico ha lottato a calci e pugni per averlo e poi l'ha nascosto al sicuro sotto il mio giubbotto perché, malgrado ciò che la gente pensava di quelli vestiti come noi, nessuno avrebbe messo le mani addosso a una ragazza. 
Avrei da raccontare storie incredibili sul perché conservo ancora cimeli di quei tempi come il polsino di Dave Mustaine, una delle rose lanciate sulla folla da Axl Rose nel 1992 a Torino, un album di foto con tutti i biglietti dei concerti e com'è successo che nel 1998 io girassi liberamente dietro le quinte del Monsters of Rock con un tesserino da artista... Magari un'altra volta.

Torniamo a Streets e a che diavolo può avere a che fare con la scrittura di un libro. 
Versione con parti recitate e narrate
Esistono migliaia di album basati su libri e racconti, alcuni artisti hanno creato intere saghe con la propria mitologia raccontando tutto in musica. Questo vecchio cd però ha un posto speciale nei miei ricordi perché l'ho sempre visto come un esperimento perfettamente riuscito di scrittura creativa. Paul O'Neill (genio) ha lavorato al progetto insieme alla band come produttore, compositore e scrittore. Ha scritto una storia stupenda con protagonista lo spacciatore D.T. Jesus pensando di farne un musical, ma, per vari motivi che non ci interessano, alla fine si è trasformata nel concept album dei Savatage. Le prime due pagine del libretto che accompagna il cd sono occupate dal racconto, ma a completarlo seguono i testi delle canzoni e ogni traccia è un capitolo, fino ad arrivare a uno spettacolare e commovente finale. Mi viene ancora la pelle d'oca a ripensarci. Ci sono tutti gli elementi di un buon romanzo: personaggi ben definiti e profondi, descrizioni, riflessioni, sentimenti, azione, atmosfera, una trama che trasporta un messaggio. E poi la scrittura, la scelta delle parole sia nel racconto che nei testi è studiata con tale cura che l'effetto risulta emozionante anche senza musica. Tutto questo mi ha fatto pensare all'importanza della parola giusta al posto giusto, non solo per significato, ma anche per suono, per ritmo della frase, per atmosfera generata. Per esempio, scegliere piante o fronde crea un effetto molto diverso nella melodia di una frase proprio per il suono della parola perché fronde è decisamente più rumoroso e lo userei in un giorno di forte vento, mentre piante è delicato, rilassante e mi fa sentire all'ombra in una giornata di sole.

Chiudo con un pezzo della traccia finale, Believe, nel quale D.T. Jesus vede finalmente la sua vita per quella che è.
Questa secondo me è poesia.

I never wanted to know
Never wanted to see
I wasted my time
Till time wasted me
Never wanted to go
Always wanted to stay
'Cause the persons I am
Are the parts that I play
So I plot and I plan
Hope and I scheme
To the lure of a night
Filled with unfinished dreams
And I'm holding on tight
To a world gone astray
As they charge me for years
I can't pay

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