sabato 18 giugno 2016

Come Legione è diventato una serie


Quando ho cominciato a scrivere River, ci pensavo come a un unico romanzo ed ero così soddisfatta delle idee che man mano inserivo nella trama che parlandone con gli amici lo chiamavo “il capolavoro mondiale”.  Conteneva molti dei temi che mi appassionano di più: scienza, storia, catastrofi naturali, misteri, personaggi ai quali mettere in bocca le mie riflessioni sulla vita, i luoghi che ho visitato durante i miei viaggi. Quella storia era me, nei mille modi in cui sono me.

A un certo punto, però, mi sono resa conto che non ci sarebbe stato abbastanza spazio per raccontare i mille aspetti di me e tutte le mie materie preferite, River non poteva diventare un’enciclopedia di Simona e poi, sommerso da troppi argomenti differenti, il lettore non li avrebbe apprezzati come avrei voluto. È stato allora che, tra mucchi di foglietti di appunti che non volevo scartare, ho trovato la soluzione proprio nell’idea centrale del romanzo: un’organizzazione segreta millenaria con membri in tutto il mondo era perfetta per trattare qualsiasi questione in qualsiasi ambientazione storica e geografica traendone più di un libro.
Per portare avanti una serie serve innanzitutto organizzazione perché, anche se ogni trama segue il proprio percorso, bisogna stare attenti ai tempi che si intrecciano. Un’invenzione realizzata dagli scienziati legionari in una certa epoca non può esistere prima, lo stesso personaggio non può apparire in un certo luogo e in un certo momento se in un altro libro si trova altrove nello stesso momento, nessuno può conoscere un fatto o una notizia prima che accada o gli venga rivelata. Per questo mi affido a uno schema che riporta in ordine eventi e date di ogni trama, una pratica che mi è stata molto utile per evitare incongruenze, ma in qualche caso mi ha anche limitato imponendomi un percorso tracciato quando non pensavo a Legione come una serie. Tuttavia, trovare gli incastri perfetti, ragionandoci magari per settimane, dà soddisfazione.

Ho deciso a priori che mi sarei fermata al quinto libro perché le serie troppo lunghe mi sanno sempre un po’ di telenovela e poi non voglio restare legata a un solo progetto quando ho già mille idee per altri romanzi e racconti. Perché cinque? È un numero che mi piace e ricorre casualmente in diverse questioni che mi riguardano. Non intendevo comunque creare una saga del tipo che per sapere come va a finire la storia bisogna aspettare un anno (se va bene), così ho deciso di raccontare tante storie autoconclusive dedicate a diversi protagonisti. A certi personaggi mi sono affezionata e li ho ripresi in più di un episodio mostrandoli al lettore in momenti diversi della loro vita. Se siete arrivati al terzo volume potete capire a cosa mi riferisco, ma per gli altri non posso approfondire altrimenti diventa spoiler.
L’ultimo libro di Legione segnerà quindi una fine netta e irreversibile anche se dovessi realizzare il volume spin-off.  In fondo, domani è un altro giorno e il capolavoro mondiale arriverà.


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