sabato 7 maggio 2016

I rischi del mestiere



Melbourne, wifi in piazza
Chi pensa a uno scrittore come un tizio ingobbito sul pc che batte sui tasti nella penombra di una stanza tra colonne di fogli impilati e mucchi di cartacce appallottolate non sta pensando a me.


È vero che preferisco scrivere nelle giornate cupe e piovose, ma è solo perché quando c’è il sole sento il richiamo dell’aria aperta e soffro a restare chiusa in casa. Questo, però, non significa che la bella stagione rallenti il mio lavoro, anzi. Io riesco a scrivere ovunque e in ogni condizione, non so resistere a un’improvvisa ispirazione e ho bisogno di metterla immediatamente su carta.

L’impulso di afferrare il mio blocchetto e appuntare l’idea del momento è incontrollabile in qualsiasi situazione mi trovi ed è qui che arriva il rischio: può capitare mentre guido, mentre cammino per la strada, mentre sono in riunione al lavoro, mentre guardo un film al cinema, perfino mentre parlo con qualcuno e la mia mente divaga perché  il mio interlocutore è poco interessante. Per intenderci, è come quando ti scappa la pipì e temporeggi saltellando, sapendo che non potrai trattenerla a lungo.

Igoumenitsa, al porto in attesa del traghetto
Se sto guidando, mi tocca trovare al più presto uno spazio per fermarmi, anche a bordo strada con il ticchettio delle quattro frecce a fare da colonna sonora ai miei pensieri, e scrivo appoggiata al volante così è capitato che suonassi il clacson inavvertitamente. Se sono a piedi è più semplice, ma la gente mi guarda in modo strano quando mi nota ferma con carta e penna anziché con il cellulare in mano, forse teme che sia un vigile intento a compilare una multa, forse sembro un personaggio arrivato dal passato con la macchina del tempo dall’epoca in cui si usavano le penne e le matite. In caso di pioggia e con l’ombrello in mano diventa un po’ complicato, ma un portone sotto il quale ripararsi si trova sempre. Durante le riunioni di lavoro, i miei appunti sull’argomento di discussione sono alternati a spezzoni di trame e li copro con la mano come se fossi a scuola e non volessi mostrare il mio compito al compagno che tenta di copiarlo. Anche in questo caso devo apparire ben strana ai miei colleghi. Al cinema è terribile perché non si usa più fare l’intervallo tra i due tempi e sono costretta a tenere la pipì e la fantasia fino alla fine, ma, mentre alla toilette posso andare prima di entrare, alla fantasia non si comanda. Distrarmi durante una conversazione poco interessante è naturale, forse addirittura una forma di autodifesa per evitare di occupare la mente con troppe stupidaggini. Il problema è sfuggire all’interlocutore senza offenderlo, ma chi ha il dono dell’immaginazione non resta mai a corto di scuse.


Ho anche imparato a scrivere in ogni posizione: seduta, in piedi, accovacciata, distesa, e quando la penna non mi supporta, ho sempre una matita oppure il pc portatile che mi segue anche nei viaggi più avventurosi. Sento il bisogno di scrivere subito quello che penso prima che svanisca come i sogni al mattino, ma in fondo perché affannarsi tanto, rischiare incidenti e liti? Tutto ciò che mi serve è nella mia testa.


Borneo, in barca verso gli orangutan

2 commenti:

  1. Io ho un portatile, ma mi sono comperato un Ipad apposta: munito di Storyst, ho abbandonato pc, carta, penna e adesso scrivo solo su tablet :)

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    1. Non ho mai provato un tablet. Potrebbe essere comodo in viaggio, ma non in auto o a piedi :)

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