sabato 9 aprile 2016

Il piacere di immaginare

Pochi giorni fa ho annunciato la riduzione dei post settimanali perché il blog mi toglie tempo per scrivere e non escludo di tagliare ulteriormente le uscite. 

Prima di riprendere a lavorare a gennaio, avevo scritto e programmato così tanti post che sono arrivata al mese di aprile senza la minima preoccupazione. Nei giorni stabiliti i post uscivano regolarmente insieme ai link sulla pagina Facebook. Tutto filava liscio, io vivevo la mia vita (quella che resta fuori dall'ufficio) e ogni tanto davo un'occhiata dal cellulare per rispondere a eventuali commenti. Ho assaporato la libertà dalle scadenze e mi sono goduta il mio compagno, i miei amici, la pianificazione di nuovi viaggi, la lettura di nuovi libri e, seppur a rilento rispetto a quando non lavoravo, la scrittura dei miei romanzi.

Mi soffermo sull'ultimo punto perché è quello di cui tratta questo blog.
In questi mesi mi sono occupata di riordinare gli appunti giornalieri scritti a penna sul mio fedele e pasticciatissimo blocchetto, di impostare e modificare le scalette degli ultimi due libri di Legione, della prima stesura delle scene cruciali, di trasporre in un file i dialoghi che sentivo svolgersi nella mia testa con le voci dei personaggi. Insomma, mi sono dedicata alla fase bellissima della scrittura che è lasciar libera la fantasia. 

Sdraiarmi a immaginare situazioni, eventi, gesti e conversazioni è un piacere che, per quanto mi riguarda, rivaleggia con pochi altri e il potere della mia immaginazione è tale che questo piacere diventa facilmente fisico. Mi accorgo, per esempio, che mentre fantastico su scene d'azione mi capita di corrugare la fronte e stringere i pugni, oppure mi innervosisco pensando a una lite e mi scaldo, sudo. Visualizzare un paesaggio mi rilassa e la battuta riuscita di un personaggio mi fa sorridere. Finisco per commuovermi quando una situazione diventa emozionante e mi si stringe lo stomaco se la tensione cresce. 

È un po' come sognare, ma avendo il controllo del sogno, agendo consapevolmente su ciò che accade, rivivendo più volte una situazione, modificando le dinamiche di dialoghi e azioni. Insomma, per me, immaginare è fisicamente eccitante. Sarà forse l'ebbrezza del potere nel creare e dirigere destini inventati, sarà il vivere attraverso i personaggi vite diverse delle quali posso fare ciò che voglio perché nella mia testa il mondo mi appartiene. Sarà schizofrenia, ma l'adoro!

In seguito, ragionando su tutte queste fantasie, trovo il legame che le fonde in una trama e mi prende una sensazione di vertigine per la soddisfazione di vedere ogni pezzo incastrarsi al proprio posto; allora apro gli occhi, prendo carta e penna, e imbriglio tutto in catene di parole. 

Questo è il mio modo di creare storie: immaginarle con tanta forza da immedesimarmi in ogni dettaglio, ogni personaggio e punto di vista. Non so se sia un dono, un talento, un disturbo mentale o se sia lo stesso per ogni scrittore e artista. Onestamente, non mi interessa definirlo perché mi basta averlo e per questo mi sento fortunata.

Mi rendo conto che il contenuto di questo post non sarà chiaro a tutti e utile a nessuno, però volevo farvi sapere che, per quanto sia importante tener vivo questo blog, se devo scegliere come impiegare il mio tempo, scelgo di godermelo.

4 commenti:

  1. Quando scrivo la mia immedesimazione è massima. Mi calo nella scena e il resto del mondo sparisce. Tornando alla realtà poi, è bello rileggere ciò che si è scritto e assaporarne ogni verbo, ogni aggettivo. A volte la soddisfazione è tanta. E quando succede, ti si riempie il cuore d’orgoglio. :)

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    1. È bello perfino quando diventa difficile trovare le parole adatte, quando le visioni sono perfettamente nitide per me, ma vanno trasmesse al lettore senza perderne la forza. A volte è una sfida che dura giorni, una ricerca che occupa i pensieri perché so che la parola o l'espressione migliore esiste ed è dietro l'angolo. Quando infine la trovo è una vittoria.

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  2. Simona questo è un post manifesto sull'essere scrittore. Se provi questo senza alcun dubbio sei scrittore.
    E fra l'altro capto i tuoi sentimenti sulla scrittura pienamente. Tanto di quel che dici lo provo anch'io, ed è meraviglioso. Scrivere e vivere le proprie storie con così tanta intensità è come amare di più nella vita.

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    1. Grazie, Marco. Non sono ancora sicura della mia salute mentale, ma è bello non essere soli in questo manicomio :)

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