Giugno 2015, in treno con Legione |
Così
mi sento, quando scrivo.
All'inizio
sono visioni e scintille. Poi, quando la storia prende forma, le
scintille innescano un incendio. Le parole diventano frasi, le frasi
diventano capitoli e i capitoli diventano un libro.
Durante questo
processo vengo sommersa da ondate di creatività ed è un tale
piacere che continuo a cercarlo. Ogni impegno quotidiano che toglie
tempo alla scrittura mi infastidisce. Non ho voglia di fare la spesa,
devo puntare la sveglia per ricordarmi di mangiare, cerco di sviare e
rimandare gli inviti a uscire di casa. La mia porta è chiusa, esco
da un'altra parte. Visito un mondo che io creo, distruggo e trasformo
a colpi di idee.
Quando
spengo il pc e saluto i miei personaggi, non vedo l'ora di ritrovarli
il giorno dopo e continuo a pensarci, mentre faccio altro. Ripasso le
scene e i dialoghi, rivedo gli intrecci e tengo sempre teso il filo
dei pensieri. Vedo persone che nei momenti vuoti, d'attesa o di
solitudine, estraggono il cellulare per ammazzare il tempo. Io prendo
penna e blocchetto e mi faccio un altro giro sulla giostra.
Alla
fine, quando il romanzo è completo, revisionato e pronto per gli
occhi dei lettori, sono emozionata come se avessi impacchettato un
regalo di compleanno per qualcuno che amo. Molti scrittori lo
considerano un momento triste, il distacco da una parte della loro
vita. Sì, è la fine di un'avventura vissuta intensamente e con
passione, ma ce n'è un'altra, rimasta in disparte ad aspettare la
mia attenzione, ed è già tempo di ripartire.
Succede
così, con tutti i libri che scrivo. Ogni volta è come innamorarsi
di nuovo, di trame diverse, argomenti inediti, personaggi
sconosciuti, eppure sempre con lo stesso trasporto.
Adoro
esserci dentro fino al collo.
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