giovedì 25 giugno 2015

La mia ansia di successo

La vita di un aspirante scrittore, o artista in genere, deve essere per forza il continuo e angosciante inseguimento di un sogno che sfugge, come Beep Beep da Wile Coyote?
Questa fame di celebrità, questa affannosa ricerca dell'apprezzamento del pubblico, questa fremente attesa che arrivi il tuo momento, questa altalenante (perché qualche volta ti viene il dubbio di aver sbagliato tutto) sicurezza di aver creato un'opera degna di un successo che non arriva troveranno mai appagamento?
Puoi metterci tutto l'impegno possibile, e devi farlo altrimenti non meriti nulla, ma le probabilità sono a tuo sfavore. Ti fai venire un'ulcera? No, fai il tuo dovere e aspetti il risultato, magari fino all'ultimo giorno della tua vita e, spesso, il successo arriva solo dopo che sei morto. Continua, dunque, a fare quello che ti piace nel migliore dei modi perché la vita è imprevedibile e tu devi farti trovare pronto, nel bene e nel male.
Scrivere è un piacere personale, se non lo fosse, invece di stare con la penna in mano o al lavoro sul file di un romanzo, ce ne andremmo a raccogliere fiori. Io mi diverto tantissimo quando scrivo, mi diverto quanto un musicista a suonare, un pittore a dipingere, un regista a girare un film. D'altra parte, ognuna di queste persone che si divertono vorrebbe potersi mantenere facendo quello che ama e, quindi, ha bisogno di un pubblico che apprezzi e compri la sua arte. A meno che tu non sia nato ricco e possa permetterti di dedicare tutto il tuo tempo a una passione.
Si scrive una storia perché venga letta da qualcuno e non significa scrivere per soldi o montarsi la testa. Non so se esista qualcuno che scrive esclusivamente per soldi, sarebbe sciocco perché ci sono vie molto più facili e sicure per diventare ricchi, mestieri come il politico, la sciacquetta in tv, il truffatore. Esistono, certo, scrittori commerciali, qualcuno che ha scritto un libro di successo e poi venti ciofeche che vendono solo per il suo nome, ma quanto può durare? Qualcun altro sa interpretare il mercato e pubblicare quello che la massa vuole leggere, ma ci vuole una certa abilità anche in questo, solo che si passa dall'arte al marketing.
Ci sono, poi, i puristi, quelli che "bisogna scrivere per se stessi e non per chi legge". Bene, allora scrivi sul tuo diario segreto, non articoli su un blog, non un romanzo che poi pubblichi e di cui posti la copertina ogni tre minuti su ogni social network. Siamo onesti. Come ogni attore sogna Hollywood, ogni scrittore sogna che il suo libro diventi un best seller.
Resta il fatto che il successo deve essere meritato e non vale nascondersi dietro un "quello ha scritto una boiata e vende milioni di copie". Buon per lui, facciamocene una ragione.

Vorrei che scrivere fosse il mio lavoro a tempo pieno perché è quello che mi piace fare, ma anche perché posso farlo ovunque mi trovi e, allora, potrei viaggiare che è la seconda cosa che mi piace fare. Vorrei che i miei libri vendessero quanto basta a mantenermi in una casetta a Bali, con il TdC e qualche gatto. Uno stipendio rispettabile, senza esagerare perché non mi piacerebbe diventare così famosa da essere riconosciuta per la strada, sono timida. Vorrei che tutte le persone che mi sostengono potessero vantarsi di aver contribuito al mio successo e venissero a trascorrere le vacanze nella mia casetta a Bali.
Una voce, proveniente dal film tratto da Ogni cosa è illuminata, ripete: "Mio nonno mi informa che questa cosa non è possibile."

Scrivere non mette il pane sulla tavola e, infatti, lavoro, ma è un lavoro non rivendibile all'estero e non è neanche la mia passione. A volte, mi prende l'ansia perché ho 40 anni e mi capita di rimproverarmi con un “avrei dovuto pensarci prima”. Prima, però, tipo a 20 anni, non sapevo tutto quello che so adesso. Mi prende l'ansia perché sento da una parte sei brava continua a crederci e dall'altra sul serio alla tua età ci credi ancora?
Non è vero che la verità sta nel mezzo, anche perché, se fosse così facile, basterebbe andare a cercarla sempre lì. La verità sta in qualche altro posto, insieme alle risposte ai nostri dubbi e alle soluzioni dei nostri problemi che, non sempre, si trovano a pagina 46 della Settimana Enigmistica.

Ho scritto, ho pubblicato, continuo a scrivere, guadagno qualcosina, pubblico ancora, scrivo ancora. In pratica, costruisco e lancio fuochi artificiali, poi aspetto che esplodano. Non aspetto nascosta dietro un cespuglio, ma cerco di costruirmi un pubblico, di crearmi una rete di contatti, di far sapere che i miei fuochi sono lì, pronti a esplodere. Forse lo faccio con troppa discrezione perché detesto lo spam, ma, in ogni caso, non ho ancora sentito il bum, né visto scie colorate in cielo. Magari qualche piccolo scoppio, un petardo qua e là, insomma, qualche soddisfazione è arrivata, ma non la casetta a Bali, dove scrivere in veranda, tra una nuotata e l'altra.

Non mi rassegnerò alla filosofia tristissima del “se non ti aspetti niente, non resterai deluso”, nemmeno mi chiuderò in casa come una quindicenne depressa perché le vendite non sono milionarie. Lavoro, viaggio, amo il TdC, adoro la mia famiglia e i miei amici, mi diverto, ma non ditemi che non mi manca nulla. So benissimo che i grandi problemi della vita sono altri e li ho vissuti tutti, credetemi, ma proprio per questo non riesco a smettere di rincorre il mio sogno.

Auguro buona fortuna a tutti quelli che aspettano ancora, imperterriti, di sentire il bum dei loro fuochi artificiali.
Ci vediamo a Bali.

2 commenti:

  1. Ogni volta che leggo qualcosa di tuo, guadagni punti. Grande articolo carico di passione. Complimenti

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    1. Grazie, collega! Si cerca sempre di migliorare e scrivere articoli per il sito è un esercizio utile.
      Inoltre hai vinto il titolo di primo commentatore da quando ho abilitato i commenti :)

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