venerdì 30 dicembre 2016

...e viaggiatrice

Ovunque mi trovi, vorrei essere altrove.

Thailandia 2010, stazione di Bangkok

Ogni anno in questo periodo, si ha l'impressione di avvicinarsi alla fine di una strada e di avvistare il futuro dietro l'angolo. Ce ne accorgiamo solo all'ultima riga dell'ultima pagina del calendario, tutte le volte, come se ricominciare a contare da gennaio cancellasse per magia l'anno passato e aprisse le porte alle opportunità mancate.
Sì, ma il futuro è anche tra un'ora o domani se vogliamo esagerare, ma ci si sente più leggeri a rimandare all'anno nuovo. Quello vecchio ormai è macchiato, fuori moda, e non vediamo l'ora di togliercelo di dosso. Quello nuovo invece è pulito, ancora vuoto di errori e sprechi, sembra perfetto.

Ci trascinerò le cose che non ho finito e già si sporca tutto gennaio. Ho segnato le date dei prossimi impegni, sbirciato come cadono i compleanni, pianificato appuntamenti. Prima ancora di cominciare, il mio anno nuovo è già tutto macchiato, come quando il gatto passa sul pavimento che non si è ancora asciugato. Lancio schizzi pure sugli anni a venire perché ci sono tante strade che vorrei percorrere, con le scarpe e con la penna, tante che mi servono più calendari da pasticciare.

In Thailandia, sei calendari fa, aspettavo un treno. Quando è entrato in stazione, sono apparsi gli addetti alle pulizie, piccoli e veloci come folletti, e si sono messi a spazzare, rassettare e lucidare ogni vagone, dentro e fuori, prima di lasciar salire nuovi passeggeri. È sempre lo stesso treno che percorre la tratta 1 gennaio - 31 dicembre, anche se spolverato a ogni corsa. Il bello che ci sfugge è che non c'è bisogno di arrivare ogni anno al capolinea per scegliere una nuova destinazione.


mercoledì 28 dicembre 2016

Raccomandazioni e deduzioni

«Mi raccomandasti un libro orribile di un tuo amico molto caro, dal che deduco una o tutte le tre seguenti cose:
stimi più il tuo amico che me
non hai nessuna idea della letteratura
non hai nessuna idea dell’amicizia perché i vizi degli amici non si vendono; si nascondono.»

(Juan Varo)


domenica 25 dicembre 2016

Natale discreto





I miei auguri per voi sono sobri e raffinati come queste decorazioni.
Non vi annoiate troppo durante le feste :)


P.s. Riguardo il video, una coreografia del genere si può fare solo in Australia dove il vicino di casa più prossimo sta a dieci chilometri, ma magari telefona lo stesso per lamentarsi durante l'assolo. Evviva i Queen, comunque.

venerdì 23 dicembre 2016

Luci in bottiglia

Bisognerebbe imbottigliare i momenti felici e versarseli addosso all'occorrenza.



mercoledì 21 dicembre 2016

Perché sono cattiva

Mentre le città e le case sono tutte sbrodolate di luci, le fiabe e i dolci tornano di moda, in tv passano vecchi film natalizi, chiunque ti bacia e ti augura di passare buone feste, i negozi sono un'eruzione di nastri e pacchetti e tutti sono più buoni, io aspetto la settimana di Natale solo per riproporvi questo. Perché sono cattiva.



lunedì 19 dicembre 2016

Ripiego

«Hai visto che occhi? È malato. Malato di sogni, siamo tutti malati di sogni, ecco perché siamo qui.»

Lo disse Charles Bukowski, quando ancora insegnava alla Scuola Santa Rosa di Helgaldo. Un giorno fu accusato di eccessiva sobrietà e perse il lavoro. Non si riprese più, diventò uno scrittore.


venerdì 16 dicembre 2016

Nessun pacchetto

Why dont'you take me for a little while
Sing me songs you know will make me smile
David Coverdale e Jimmy Page, 1993

Carico di significato i gesti, le espressioni, le parole dette, scritte, cantate, a volte i luoghi, mai gli oggetti. Gli oggetti si perdono, si rompono, si consumano, si usano e si dimenticano. Per quanto possano contenere ricordi, conservo i ricordi e non gli oggetti. Faccio un'eccezione per i libri, ma anche di quelli conservo le storie, non le pagine.

Dei regali mi basta davvero il pensiero, a farmi felice è la persona che dedica un suo minuto al pensiero di me. A qualsiasi pacchetto preferisco un bacio che può arrivarmi anche attraverso un biglietto, una cartolina, un messaggio, una telefonata, una canzone, una mail. Costa anche meno di un minuto. 

Come ogni anno, a Natale spenderò i soldi di ipotetici doni per voi in nulla di materiale, adottando animali a distanza, sostenendo chi protegge la natura e altre cose del genere. Per via del mio infantile sogno di salvare il pianeta, siete dunque costretti a rinunciare a un pezzetto del vostro Natale, peraltro dimostrandovi tutti più buoni come vuole la tradizione.
In cambio avrete i miei minuti e i miei pensieri. Fateveli bastare.

Se proprio non potete fare a meno di regalarmi qualcosa per Natale - chissà perché non potreste farlo in ogni altro momento dell'anno - regalatemi un vostro minuto perché non c'è nulla di più prezioso che io desideri.



mercoledì 14 dicembre 2016

Favori tra scrittori

Perché scriverci un post intorno?




"Se avete giovani amici che aspirano a diventare scrittori, il secondo grande favore che potete far loro è regalare copie di Elementi di Stile. Il primo e più grande, ovviamente, è ucciderli adesso, mentre sono ancora felici."

lunedì 12 dicembre 2016

Ignoranza


«C'è un culto dell'ignoranza negli Stati Uniti, e c'è sempre stato. Lo sforzo anti-intellettuale è stato una tendenza costante che si è insinuata nella nostra politica e vita culturale, alimentata dalla falsa convinzione che democrazia significhi che "la mia ignoranza vale quanto la tua conoscenza".»


sabato 10 dicembre 2016

Convinzioni

Credo alle cattive intenzioni, ai cuori spezzati, alle porte chiuse, alle richieste d'aiuto. Credo ai giudizi sbagliati e alle illusioni.
Credo al silenzio e alla sofferenza che può causare. 
Credo ai mostri e che la paura sia naturale, il coraggio una scelta. Ricordare è naturale, dimenticare una scelta.

Credo negli alberi e nella forza dei venti, nelle navi e nella forza delle maree. Credo nei ritorni e nei nuovi inizi, nella fuga verso qualcosa e non da qualcosa.

Credo nelle persone che sorridono ogni mattina anche se piangono la sera. Credo alle mani quando gli occhi mentono, credo nei pensieri e nelle parole che li contengono. Credo nella cecità dei sentimenti. Credo ai sensi e all'intuito, misuro l'amore soltanto in intensità.

Credo nell'incontrollabile, che non esista l'impossibile e credo nella conoscenza. Credo nel disordine e nella precisione, raramente nel caso. Credo nell'imparare, meno nell'insegnare.

Credo nell'acqua, nel vino e nella birra, nell'infuso di cannella, di altre bevande non mi fido.

Credo che la luna sia un messaggero. Gira intorno al mondo insieme alla notte, mostrando sempre la stessa faccia, così puoi lasciarci lo sguardo e lei lo consegnerà intatto alla persona che non riesci a raggiungere. Credo nelle persone che guardano il cielo.

venerdì 9 dicembre 2016

L'antisuccesso

fino all'8 gennaio all'Arengario di Monza

Ho visitato la mostra fotografica dedicata a Vivian Maier e mi ha fatto ripensare alla questione di fare arte solo allo scopo di condividerla o venderla.

Vivian Maier ha tenuto segreta la sua passione per tutta la vita. Scattava per sé e forse non si rendeva nemmeno conto del proprio genio. Le centinaia di negativi e rullini che conservava in un deposito finirono all'asta nel 2007 perché smise di pagare l'affitto. A recuperarli, comprenderne il valore e diffonderli attraverso il web e mostre in tutto il mondo, fu il figlio di un rigattiere.

Così le sue foto sono arrivate fino a me e mentre le osservavo pensavo a questa donna misteriosa, solitaria, che non parlava mai di sé, che nel tempo libero dal lavoro di governante prendeva un treno e andava a fotografare le vite degli altri, poi le inscatolava. 


Pensavo anche a quali meraviglie è riuscita a tirar fuori da un'attrezzatura scomoda e antiquata che non ammetteva errori e ritocchi.


Pensavo che avrebbe potuto vivere di successo, mentre è morta di debiti. 



Pensavo che forse è stata felice così. 
Io sono felice quando scrivo. Mi piace farlo seriamente, ma anche solo per distrarmi, quando ho voglia di allontanarmi da certi pensieri o approfondirne altri. E mi distraggo al punto che per ore dimentico la vita reale, dimentico di mangiare, dimentico di guardare l'orologio. Come Vivian, quando imbracciava la macchina fotografica.



mercoledì 7 dicembre 2016

Cose scontate

Uno

Era convinto che se ne stesse occupando qualcun altro.



Due

I racconti si trovano nella pagina racconti.

venerdì 2 dicembre 2016

Legione blog tour

La stesura del quarto volume di Legione con protagonista Oliver procede impegnandomi nella più faticosa e appagante delle mie occupazioni. Non riuscirò a terminarlo per Natale e non so ancora darvi una data d'uscita: sarà pronto quando dirò che è pronto. 

Nel frattempo ho pensato di rispolverare i tre libri della serie già pubblicati facendoli promuovere a tre blog letterari che mi piacciono molto.
Si tratta di un mini-blog-tour in sole tre tappe dedicate ai protagonisti dei primi romanzi pensato per dare ai nuovi lettori l'opportunità di mettersi in pari aspettando l'uscita del nuovo volume. Oltre a presentare River, Gabriel e Susanna nei rispettivi post di approfondimento, il tour prevede l'estrazione di quattro nomi tra i commentatori che riceveranno copie omaggio di uno o tutti i libri.



mercoledì 30 novembre 2016

Amici collaboratori

Ringraziandoli pubblicamente, oggi vi presento i miei amici-collaboratori, quelli che i professionisti chiamano “beta reader”.
È gente che si prende la briga di leggere i miei romanzi mentre li scrivo, ricevendo periodicamente i file con i nuovi capitoli per restituirmeli insieme a critiche, appunti e commenti. Il loro compito non consiste nell'intervenire sulle mie scelte riguardo la trama, gli argomenti o lo sviluppo di un romanzo, ma darmi la loro impressione da lettori come farebbero con il libro di uno sconosciuto. Non sono editor, si prestano a questo lavoraccio gratuitamente, per gentilezza o curiosità e per questo meritano tutta la mia gratitudine.
Ecco a voi...

lunedì 28 novembre 2016

Domanda apocalittica

Ormai ho bruciato il "calendario editoriale" e scrivo quando mi pare, tipo oggi.

Salvatore Anfuso ha pubblicato un post con l'incipit di un suo eventuale romanzo. Eventuale perché, prima di scrivere oltre, ha voluto valutare l'interesse del pubblico attraverso un sondaggio, sfruttando come campione i lettori del suo blog. 

La sua domanda iniziale era "La leggereste una storia così?", ma rispondendo al mio commento, ne ha posta una più interessante, quella che ho evidenziato in rosso.

sabato 26 novembre 2016

Soltanto un albero

Ho sempre amato gli alberi.

Ero un'imbranata da bambina, ve l'ho già raccontato, e in verità lo sono ancora, ma una cosa che mi riusciva con inspiegabile naturalezza era arrampicarmi sull'albero di gelso in fondo al cortile. Non so come potessi raggiungere tanto facilmente i rami più alti e saltare giù senza paura, quando non sapevo prendere al volo un pallone. Mi piaceva.

sabato 19 novembre 2016

Post incasinato

Questo post è sconsigliato agli amanti dell'ordine mentale perché salterò di palo in frasca senza un obiettivo preciso. È sconsigliato, inoltre, ai lettori stanziali e pigri perché richiede pure a loro di cimentarsi in qualche salto attraverso i link. Ai temerari, in omaggio un sacchetto per il vomito rubato in aereo, utilissimo nel caso la quantità di salti o la qualità del post provochino un senso di nausea.

La verità è che mi girano in testa tanti pensieri e oggi non ho proprio voglia di metterli in bella posa, quindi ve li propino a casaccio e tutti insieme, secondo una logica per associazione di idee che soltanto io posso comprendere. Lo faccio per scaricarmi la mente, dove lo spazio è quello che è, come quando prendo appunti per non dover ricordare ogni cosa. Dunque, per favore, non fate sforzi inutili tentando di capire il post nel suo insieme, non ingoiate la torta intera, ma prendetene una fettina per volta, gustatela e digeritela. Poi rutto libero.

Non andate alla ricerca di significati nascosti scavando sotto ogni frase, intendo dire proprio quello che dico e mi fermo al livello delle parole perché altro non c'è o non c'è ancora. Il senso profondo del post che state leggendo non esiste, evitatevi la fatica di indagare, al massimo potete assegnargliene uno a vostra scelta.

Per oggi, non andate in fissa sulla costruzione delle frasi, sulla divisione dei paragrafi, sulla grammatica, sulla sintassi e tutta quella roba che per Bukowski sbronzo funzionava magistralmente e a me sobria mina il fegato.

Non incrociate i flussi che è male, lo dicevano in Ghostbusters e lo ripetiamo tutti dal 1984, compreso Scarparo in un post che ha generato uno dei più bei confronti tra scienza e magia (o tra ingegneria e arte, come ha detto lui) ai quali abbia mai avuto la fortuna di assistere. Mi ha ricordato, ma fate voi le proporzioni in quanto a raffinatezza, quelle battaglie di rime tra rapper o i duelli di improvvisazione tra attori di teatro, solo molto più elegante e utile agli spettatori come me.
Ringrazio lui e Helgaldo perché mi fanno venir voglia di imparare a volare a quelle altezze. Altre volte, invece, mi fanno desiderare di darmi fuoco per mia palese inadeguatezza; altre ancora, darei fuoco a loro che sono così fastidiosamente modesti da rasentare lo sminuirsi, mentre scrivono cose di una bellezza imbarazzante e di un'intelligenza commovente.
Adesso mi viene anche in mente che la faccenda di non incrociare i flussi è una falsa regola perché nel film, quando gli acchiappafantasmi decidono di farlo prendendosi l'enorme rischio, risulta essere la mossa vincente. Perciò, io che incrocio i generi letterari come più mi aggrada potrei avere in mano la formula del successo oppure un orrore tale da far esplodere ogni molecola del mio corpo alla velocità della luce.



Oh, anch'io faccio spesso confusione tra bene e male, tra scrittori e non scrittori. Ci sono ottimi scrittori che non termineranno mai il loro primo romanzo, ce ne sono di mediocri che hanno grande successo, ci sono scrittori di canzoni che non ritirano il Nobel perché quel giorno fanno il bucato, ci sono quelli sottovalutati perché scrivono fumetti e uno dei miei preferiti era un giornalista.
Se ne discute da sempre sui blog senza mai approdare a una soluzione e non la troverete nemmeno in questo post. Nessuno è capace di dare una vera definizione di scrittore, così il termine si adatta a me quanto a certi autori che non son degna di nominare. Inquietante e confortante allo stesso tempo.

Tutto questo era per farvi un esempio del saltare più volte di palo in frasca, l'essenza del post che state leggendo.
Vi toccherà essere molto creativi se intendete commentare, che mai potreste aver da dire?

Bene, ora che avete letto con attenzione il foglietto illustrativo, completo di avvertenze e controindicazioni...

giovedì 17 novembre 2016

Appendice al post di ieri


scattata 5 minuti fa


"Ecco, mi scusi Signor Gatto, dovrei sedermi proprio lì. Non è per disturbare i suoi strusciamenti, ma, insomma, c'ero prima io. Mi sono alzata solo un attimo, il tempo di una telefonata. So che le ho scaldato il cuscino, ma ha tutta la casa a disposizione e quello è il mio posto, è lì che scrivo. Non vede che il pc è acceso? Non che sia più importante dei suoi strusciamenti, ci mancherebbe, ma dovrei continuare a scrivere, almeno provarci. Lo so, l'umanità può fare a meno dei miei tentativi letterari, mentre strusciarsi sul cuscino della mia sedia... La casa comunque è piena di cuscini più comodi di quello. Se non le crea troppo disagio, mi farebbe la cortesia di spostarsi sulla poltrona o il divano?" 

Fa le fusa. Mi sposto sull'altra sedia.

Appendice all'appendice.

Ovviamente, appena mi decido a cambiare sedia, lui...



mercoledì 16 novembre 2016

Gatti

Come ogni proprietario di gatti ben sa, nessuno può possedere un gatto.
(Ellen Perry Berkeley)

sabato 12 novembre 2016

Scavare


Siamo tutti esseri umani e ovunque ci conducano le differenti strade che scegliamo avremo sempre qualcosa in comune nel profondo. Il che non è sempre positivo.
Ci si immedesima nel personaggio di un libro perché si riconoscono dei tratti familiari nel carattere, nel pensiero, nell'azione e nella reazione. Non perché ci somigli, ma perché possiamo comprenderlo anche nell'essere il nostro opposto.

mercoledì 9 novembre 2016

Numero due

"Il secondo è il primo dei perdenti"
 - Enzo Ferrari

Sono un'eterna seconda.
All'esame di maturità, che ai miei tempi si valutava in sessantesimi, dalla mia classe sono usciti due 60 poi io con 58 e gli altri dal 44 in giù. Il tabellone dei risultati mi tormenterà per tutta la vita: brava, ma non abbastanza.

sabato 5 novembre 2016

Lincoln

Oltre a Topolino, un acquisto settimanale che per tradizione entra in casa mia è La settimana enigmistica. Staziona in bagno sulla lavatrice, ma viene spesso in viaggio con me per riempire i tempi morti insieme ai libri. 
Qualche volta mi capita di trovare trafiletti interessanti nelle pagine che raccolgono notizie curiose, cose tipo questa:

Una volta, un amico di Abraham Lincoln gli chiese il favore di scrivere qualche riga di presentazione d'un suo libro. Lincoln non si sentì di deluderlo, anche dopo aver letto l'opera e averla giudicata meno che mediocre. E così il presidente, che aveva fatto della sincerità la sua parola d'ordine, salvò capra e cavoli proponendo all'amico il seguente testo: "Tutti coloro che amano questo genere di libri troveranno nel presente volume esattamente il tipo di libro che cercano."


mercoledì 2 novembre 2016

IL CLUB



“Non vorrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi soci uno come me" disse Groucho Marx ritirandosi dal Friar's Club di Hollywood.

Io invece sì. 
Mi piacerebbe sentirmi parte di un gruppo, ma non ci riesco, soprattutto quando mi capita di entrare in un gruppo già formato e consolidato perché odio sentirmi l'ultima arrivata e sforzarmi per farmi accettare. Oggi i club si chiamano gruppi Facebook, cerchie di Google, follower di Twitter, iscritti a newsletter, lettori fissi di blog. Non ci si incontra con un bicchiere in mano e tartine servite da un cameriere, non c'è un salotto con tavolini e divani né un giardino, un terrazzo o un salone delle feste. Oggi al club puoi andare in pigiama dal tuo computer o dal cellulare. Rimane comunque la stessa cosa: un gruppo dal quale farsi accettare, nel quale nascono relazioni, emergono leader, disturbatori e ultimi arrivati, un gruppo che discute di un dato argomento e, a volte, divaga.

Il difetto di un circolo esclusivo, però, è che i membri dopo un po' sono sempre quelli e le conversazioni finiscono per ristagnare. Così ne frequento diversi, ma mi piacerebbe mescolarli, ravvivare le riunioni mettendo nella stessa stanza persone con interessi differenti, ma accomunate dalla motivazione che ti spinge a far parte di un club: la passione. 

Ora esagero. Un appassionato di motori e un appassionato di libri sono entrambi appassionati, no? Forse provano le stesse emozioni smontando un carburatore e sfogliando un romanzo, frequentano fiere dedicate, spendono volentieri i propri risparmi per il pezzo o volume tanto ricercato. 

Il mio club ideale accoglierebbe chiunque avesse passione verso qualcosa. Parteggio per la diversità, la contaminazione, l'arricchimento personale attraverso lo scambio di idee. Vedrei la cuoca salire in sella dietro il motociclista, il giardiniere regalare una rosa alla ballerina che lo fa volteggiare, il musicista cantare le teorie dello scienziato. 

Poi sentirei l'urlo di una sirena e vedrei l'ambulanza venuta a prelevarmi con destinazione manicomio. Ho sognato tutto questo per voi, ma io odio la gente.

sabato 29 ottobre 2016

L'onestà delle squillo

Di tanto in tanto mi piace rivedere qualche puntata di Lie to me, la serie tv con Tim Roth nel ruolo dello stravagante scienziato Cal Lightman, studioso del linguaggio del corpo. 
Oltre a piacermi per le trame degli episodi e ispirarmi a fare la ola sul divano per l'interpretazione di Tim Roth che oscura tutti gli altri attori, trovo spesso in questa serie spunti interessanti che possono essere applicati alla scrittura, sia nel dare vita ai personaggi che nella costruzione dei dialoghi.

Tempo fa, un'amica mi ha regalato il libro I volti della menzogna di Paul Ekman che ha ispirato la serie, un saggio sugli indizi involontari che il corpo rivela quando si mente. Non l'ho ancora letto per intero, ma l'argomento mi intriga e qualche nozione mi tornerà utile.

Nel descrivere, per esempio, l'atteggiamento di un personaggio in una certa situazione posso inserire minuscoli particolari che tratteggino con più precisione il suo stato d'animo, che accompagnino la manifestazione dei suoi pensieri. Senza appesantire il racconto con lunghe spiegazioni, attirare l'attenzione su un particolare può sostituire dieci righe di descrizione evocando una precisa espressione del volto o un gesto significativo. Possono essere gli angoli della bocca che si piegano in un certo modo, le rughe intorno agli occhi che non compaiono nei sorrisi di circostanza, il movimento delle sopracciglia, la direzione dello sguardo, la postura, i gesti e la posizione stessa del corpo rispetto allo spazio e alle altre persone. 
Certi dettagli rivelatori si trovano anche nel modo di parlare, nel tono della voce, nella scelta delle parole. Un personaggio che si riferisca a qualcuno chiamandolo "quella donna" o "quell'uomo" ne sta prendendo le distanze in maniera evidente, i termini con i quali si nega o si afferma qualcosa sono altrettanto importanti per una versione convincente, realistica, aderente allo stato d'animo di chi pronuncia la frase. Pensateci.

Chiudo con una citazione del bizzarro e carismatico dottor Lightman che ha poco a che vedere con le riflessioni che ho appena fatto, ma mi è rimasta impressa dalla puntata che ho visto poche sere fa:

"Tutti paghiamo per fare sesso, in un modo o nell'altro. 
Le squillo almeno sono oneste sul prezzo."

mercoledì 26 ottobre 2016

Dadi e universi

Anni fa lessi un fumetto. No, ricomincio.
Anni fa mio fratello mi fece leggere un fumetto. È lui che li compra, lui il collezionista, lui il suggeritore che quando scova tra le sue innumerevoli letture qualcosa che potrebbe garbarmi me lo cede in prestito con mille raccomandazioni e minacce perché lo riconsegni in ottime condizioni. Insomma, ho letto, sfogliandolo con delicatezza, un fumetto del quale ricordo solo un particolare. Non so dirvi quale fosse il titolo, il disegnatore, lo sceneggiatore, né se fosse americano, inglese, francese, ma non era italiano. Non so dirvi quale fosse la trama perché proprio non mi viene in mente di quale fumetto mi sia rimasto impresso questo straordinario particolare, eppure è straordinario.

In ogni caso, verso le ultime pagine, la voce dell'autore compariva all'improvviso in due vignette. Nella prima citava la celebre frase di Einstein "Dio non gioca a dadi con l'universo" e nella seconda rispondeva al lettore "Io sì". 
Me lo ricordo a distanza di anni perché è un modo, a mio parere geniale, di descrivere il potere dello scrittore sulle storie che racconta. Si adatta a me che scrivo romanzi di fantasia, ma forse anche chi riporta fatti realmente accaduti ci mette del suo decidendo in che maniera raccontarli, da quale punto di vista, cosa evidenziare e cosa omettere. 
Anch'io gioco a dadi con l'universo che racconto, ho potere di vita e di morte sui miei personaggi, creo e distruggo, intreccio i fili del destino a mio piacimento. Lo svolgimento della trama dipende dalla mia immaginazione e ho il pieno controllo di eventi, azioni e reazioni. 
L'ebbrezza generata da questo potere è uno dei motivi per i quali amo scrivere perché, al contrario di quanto accade nella vita reale, posso fare ciò che voglio dell'universo, lo possiedo e lo modello secondo il mio gusto, realizzo sogni e incubi, mi prendo rivincite, faccio regali ed elargisco punizioni. Con una penna in mano sono onnipotente e mi diverto da morire, come l'autore di quel misterioso fumetto.

Questo non ha nulla a che fare con la comunicazione, la pubblicazione, il piacere ai lettori, le vendite. Questo è solo parte dell'intima delizia di scrivere, il godimento personale, l'egoistico sollazzo dell'artista. 
Ogni tanto, fa bene mettere il piacere prima del dovere.



Appendice: alla ricerca del ricordo perduto

Per ritrovare il titolo di quel fumetto ho chiesto aiuto ai lettori di Mondo di Nerd. Hanno risolto l'enigma: la risposta un filino spaccona alla citazione è di Grant Morrison, fumettista scozzese che conosco pure bene per altri fumetti, ma non ricordavo proprio questa sua uscita in "Animal Man". D'altra parte è famoso per essere uno scrittore parecchio originale. Evviva l'ego di Grant e grazie mille agli amici nerd che mi hanno tolto il dubbio postando perfino l'immagine delle vignette che ricordavo.

Ora, però, si configura un altro mistero. Mio fratello, al quale ho ovviamente domandato per primo di quale fumetto si trattasse e nemmeno lui lo ricordava, saputo della scoperta, mi ha detto: "Quando me l'hai chiesto, ho subito pensato a Grant Morrison perché fa spesso del metafumetto. Io però non ti ho mai prestato Animal Man."
I dadi sono rotolati giù dal tavolo.

le vignette misteriose

sabato 22 ottobre 2016

E si diventa sabbia

Il tempo si porta via tutto quello che hai e quello che hai fatto. Cura le ferite, ma fa sbiadire le foto, cambia tono alle parole e l'espressione ai volti. Non si riesce a trattenere nemmeno la cosa più preziosa e, a un certo punto, anche i ricordi si consumano.


alba nel deserto - Marocco 2007


mercoledì 19 ottobre 2016

Abiti elettrici e altre metafore

L'idea non è un lampo per me, somiglia più al diradarsi di una foschia che si sfilaccia rivelando i colori del paesaggio, forme e contorni si delineano rapidamente e alla fine appare nitida l'immagine di qualcosa da raccontare. Fermo l'idea su un foglietto e già mentre cerco le parole per imbrigliarla ci sto ragionando, la sto complicando con possibili sviluppi che si diramano in ogni direzione come fulmini. Appena ho tempo, poi, estraggo dalla borsa foglietti pieni di frasi che ancora crepitano di fulmini e altri ne genera la trascrizione nel mio file di appunti perché basta un cambiamento di luce a trasformare un paesaggio, una frase suona diversamente al mattino o di sera, con il sole o se fuori piove. 


Aspetto una giornata tranquilla, senza impegni, per dedicarmi alla cura di quelle idee, per manipolarle e farne racconti, romanzi oppure opere incompiute da riprendere in futuro sotto la luce giusta. Quando arriva quella giornata tranquilla, sono elettrizzata per la voglia di sedermi al computer ed entrare nel file di appunti come fosse lo specchio di Alice, attraversare il confine tra la realtà che mi circonda e la realtà che ho nella testa. Mi eccita avere un mucchio di foglietti che sparano fulmini da liberare sulla scrivania. Adoro riordinare tutte quelle frasi, raffinarle, scoprire un legame tra due idee comparse a settimane di distanza l'una dall'altra, assegnare a ogni cosa il nome più adatto. 



Questa attività è diversa per ogni storia, a seconda del tema, del genere, dell'atmosfera: a volte somiglia al piantare un seme e coltivare la pianta per farla crescere rigogliosa fino alla fioritura; altre volte è come modellare la creta o scolpire il marmo; altre ancora sembra di dipingere un quadro, comporre una sinfonia, cucina un piatto gustoso.
Oppure confezionare un vestito, dipanando la matassa di parole aggrovigliata dall'esplosione di tanti fulmini e cominciare con quel filo a tessere una storia. Trama e ordito, un lungo lavoro di telaio per poi passare a tintura, taglio e cucito, rifinitura degli orli, fissaggio dei bottoni facendo attenzione che ognuno sia allineato col proprio occhiello, scelta ragionata sull'aggiunta o eliminazione di decorazioni, lavaggio stiratura... E alla fine da una tempesta di fulmini ho confezionato un abito elettrico come le emozioni che contiene, pronto a trasferirle a chiunque desideri indossarlo.



Qualunque metafora scelga per raccontarvi quello che i tecnici chiamano “il processo creativo” non sarà sufficiente a rappresentare il passaggio dall'immaginazione alla parola scritta perché si tratta di una manovra molto personale, differente per ogni scrittore e artista, differente anche, come ho detto, per lo stesso scrittore in momenti diversi. Proprio il fatto che sia ogni volta un'esperienza nuova è il motivo per cui amo scrivere, mi emoziona, mi impegna, mi gratifica e mi piace poter condividere un parte di queste sensazioni con chi ne legge il risultato. Tutto il resto, la pubblicazione, i numeri, il blog, le definizioni, viene dopo e non è all'altezza.

sarto nel mercato di Ubud - Bali 2012


sabato 15 ottobre 2016

L'ottimista

Quando mi sveglio, nella mia testa suona la banda di benvenuto per una nuova giornata. Mi aspettano sorprese e opportunità, incontri e scontri, cose da affrontare e da imparare.

Se poi alla fine dovesse rivelarsi una giornata deludente, avrò una notte intera lasciarla passare e sognare che la successiva sia migliore.

sulla parete di una caffetteria in Kenya

mercoledì 12 ottobre 2016

Preparazione vs immaginazione



Bene, aspirante scrittore, hai studiato. Hai ripassato grammatica e sintassi, hai letto abbastanza libri e fatto abbastanza esercizi da padroneggiare con disinvoltura tecniche narrative di ogni genere, hai acquisito i trucchi del mestiere. Hai ragionato sugli stili, dal classico al moderno, sulle strutture, sui canoni, sulle regole e le eccezioni. Hai imparato a costruire scalette e castelli, a tessere trame, a creare ambientazioni, delineare personaggi e farli dialogare. Sai tutto sulle bozze, l'editing, le revisioni. Sei informato sul mondo dell'editoria in tutte le sue forme. Continui a frequentare blog di scrittori con i quali scambi consigli e opinioni e condividi passioni e frustrazioni. Sei preparato sotto tutti gli aspetti, sei pronto a cimentarti con successo in qualsiasi genere letterario e perfino inventarne uno nuovo. Sai come scrivere.

Ma sai cosa scrivere?



P.s. Lo so, oggi è mercoledì e io pubblico il giovedì e il sabato. Ma sapete una cosa? Il blog è mio e ci gioco come voglio io. D'ora in poi pubblicherò il mercoledì e il sabato... Se mi va :)

sabato 8 ottobre 2016

In realtà

Non siete un passo avanti a me. Sono io che resto un passo indietro per osservarvi.


giovedì 6 ottobre 2016

Delle belle

Ho sempre pensato che le belle ragazze avessero vita facile, che ogni porta si aprisse magicamente davanti alla loro bellezza. 
Le belle ragazze non si spettinano, non sudano, non hanno segni sulla pelle, non sono imbarazzate quando si spogliano, non restano negli angoli, non temono la prova costume né gli specchi, non passano mai inosservate, non vengono escluse dagli inviti, non faticano a ottenere attenzione. Qualunque abito indossino sembra fatto su misura, si abbronzano perfettamente, camminano disinvolte tra la gente senza inciampare. A loro si perdona tutto in uno sbatter di ciglia.

D’altro canto, non sanno mai chi le apprezza davvero al di là del loro aspetto. Alcune si accontentano dell'arma della seduzione e trascurano di coltivare altre qualità perché sarebbe fatica sprecata, ma qualcuna si dispera perché nessuno nota gli altri suoi talenti. Altre soffrono per l'invidia che suscitano, anche se a volte il sentirsi vittime della gelosia altrui può fornire un facile alibi alle proprie mancanze. Le pin up dotate di cervello posso quindi essere molto infelici, ma sapranno farsi consolare.

È probabile che quella della ragazza perfetta non sia una vita facile come appare da fuori, come crediamo noi donne che nessuno si volta a guardare. Tuttavia, certe mattine vorrei svegliarmi in un altro corpo, essere tanto bella da non preoccuparmi di sembrarlo per piacere agli altri.


sabato 1 ottobre 2016

Alla salute

Oggi chiuso per fest, Oktoberfest.
Vi mando un bacio da Monaco, anzi un sorso della mia preferita o quel che ne resta.


giovedì 29 settembre 2016

Scrivete...

da Topolino n. 3155

Tornata dal Kenya, vado un po' all'Oktoberfest a Monaco, poi mi rimetterò a scrivere. Promesso.

giovedì 15 settembre 2016

Fin qui e da qui in poi

Una volta ho scritto a un amico che le persone come me se ne vanno sempre, partono in continuazione trascinate da un'implacabile sete di scoperta.


Ho l'animo selvatico e mi sento in gabbia se sono costretta a rimanere in un luogo che non ho scelto. Reinvento la mia vita, non so tenere a freno la fantasia e la curiosità, devo stupirmi ogni giorno, sento che le mie passioni hanno bisogno di esprimersi fisicamente, vado a caccia di emozioni forti come traumi. Sto inseguendo me stessa, una me stessa che mi sfugge appena la sfioro perché, per sua bizzarra natura, riesce a essere allo stesso tempo pienamente felice e mai soddisfatta. Così, di tanto in tanto, prendo decisioni drastiche che qualcuno giudica folli, ma tanto vale fare ciò che sentiamo perché la gente ci giudica in ogni caso.


Ovunque mi condurranno i miei desideri, porto con me il bagaglio leggero di chi ha ben chiara la strada, ma non la destinazione: una collezione di ricordi belli, un quaderno e un pc per continuare a scrivere. E la collezione di ricordi cresce ogni giorno senza mai pesare, arricchendosi di pezzi rari e preziosi come ogni prima e ultima volta che segna i momenti salienti di una vita. Prime e ultime volte sono i pezzi che preferisco.


Chi mi vuole bene mi lascia andare, ma sa ritrovarmi in ogni momento con la certezza che non sarò mai troppo lontana per rispondere al richiamo di un legame prezioso. Saluto, non abbandono.


Devo andare perché il tempo non si ferma e io nemmeno.



Death di Neil Gaiman






"What you thought was real in life somehow steered you wrong
Now you just keep drivin' tryin' to find out where you belong "
3 Doors Down


Sono in partenza per il Kenya, perciò fino alla fine del mese mi troverete QUI.





martedì 13 settembre 2016

Spiriti sfavillanti

Stasera scrivo soltanto per dire che le Paralimpiadi sono questo all'ennesima potenza. 






sabato 10 settembre 2016

Vita in prospettiva


The selfish, they're all standing in line
Faithing and hoping to buy themselves time
Me, I figure as each breath goes by
I only own my mind

The North is to South what the clock is to time
There's east and there's west and there's everywhere life
I know I was born and I know that I'll die
The in between is mine
I am mine

And the feeling, it gets left behind
All the innocence lost at one time
Significant, behind the eyes
There's no need to hide
We're safe tonight

The ocean is full 'cause everyone's crying
The full moon is looking for friends at hightide
The sorrow grows bigger when the sorrow's denied
I only know my mind
I am mine

And the meaning, it gets left behind
All the innocents lost at one time
Significant, behind the eyes
There's no need to hide
We're safe tonight

And the feelings that get left behind
All the innocents broken with lies
Significance, between the lines
(We may need to hide)

And the meanings that get left behind
All the innocence lost at one time
We're all different behind the eyes
There's no need to hide


Pearl Jam - I am mine, 2002



giovedì 8 settembre 2016

Aloha

L’attesa è una condizione pessima. Che sia dovuta al traffico o a una telefonata che non arriva, produce uno stato di agitazione e al tempo stesso un senso di impotenza capaci di consumare i nervi dell’individuo più sereno. Il tempo rallenta sfiorando la staticità, mentre l’urgenza si fa più pressante al perdurare dell’immobilità della situazione. Bisognerebbe riuscire ad affrontare l’attesa e ogni altra stupida condizione che ci irrita con lo spirito di Aloha.

Quando nel 2014 sono stata alle Hawaii, attratta da vulcani attivi e dalla possibilità di nuotare con le mante giganti, ho letto un libro sulla cultura hawaiiana che, dopo essere stata soffocata per secoli dalla dominazione americana (era perfino illegale parlare la lingua d'origine), è oggi un patrimonio che i locali stanno tentando di recuperare e conservare. 
Ho scoperto così lo spirito di Aloha che è molto più del tipico saluto pronunciato con leggerezza dai turisti. Sotto questa parola si cela un universo di significati e valori che è difficile tradurre, ma appena sbarcati a Hilo lo si percepisce nell'aria umida e profumata di fiori. 

Aloha è condividere gioiosamente l'energia della vita quindi se usato come "Buongiorno" è l'augurio che la tua giornata sia piena di gioia, oppure come "Arrivederci" è la gioia di averti incontrato e la speranza di vederti ancora. È l'armonia tra le persone e tra le persone e la natura, è una formula magica che racchiude un grande potere spirituale e rivolgerla a qualcuno significa partecipare allo stesso respiro. Aloha è onorare la vita altrui con un senso di accoglienza, fiducia, comunanza e rispetto così profondamente radicato nella cultura hawaiiana da condannarla a essere sopraffatta dagli abusi perché rende impossibile concepire che qualcuno voglia farti del male di proposito. Così perdoni, perdoni tutto, forse perdoni troppo dal nostro punto di vista.

Lo spirito di Aloha va recuperato, protetto e vissuto quotidianamente perché ha un effetto rasserenante e permette di godersi la vita anche nei momenti più difficili e nei momenti che non lo sono ma ci appaiono tali perché siamo nervosi e stupidi al punto di trasformare un piccolo problema in una tragedia. 

Aloha ti rimette in equilibrio, Aloha è una carezza da parte delle forze che muovono l'universo, Aloha è un'espressione d'amore. L'ho provato su quelle isole sperdute nel Pacifico e mi ha reso felice, ma per prolungare quella felicità devo impormi di augurarmi Aloha ogni giorno, finché diventerà un'abitudine e nulla potrà più irritarmi o farmi del male perché anche la sofferenza, se condivisa con l'intero universo, diventa un peso sopportabile.

Aloha è una parola bellissima che esprime qualsiasi pensiero bello abbiate nel momento in cui la pronunciate. Regalatela.


su una strada di Hilo

sabato 3 settembre 2016

Certezze


"Ho bisogno di sapere che ci sarai sempre, che esiste un'uscita d'emergenza dalla mia vita nel caso scoppiasse un incendio."


Cari legionari, ci sto lavorando

giovedì 1 settembre 2016

Porte a tempo


Le pozzanghere sono passaggi effimeri verso dimensioni parallele, universi rovesciati, finestre su altre versioni di noi. 

Non mi lamento dei giorni di pioggia. Penso al profumo del terreno bagnato, alle piante che si dissetano, alle gocce sui finestrini di un'auto, alla natura che cade dal cielo sui tetti degli uomini. Passeggio tra le pozzanghere e osservo le versioni capovolte di me, chiedendomi se hanno le risposte che mi mancano, finché le domande evaporano nel sole.


sabato 27 agosto 2016

Godersela


«Cosa faresti se ti restassero pochi giorni di vita?»
«Un mucchio di debiti.»


domenica 21 agosto 2016

Ops!

Lo so, non dovrei essere qui oggi, ma è il giorno giusto per esprimere un certo pensiero.

Il poco sport che ho praticato nella mia vita è stato una costrizione. Sono impacciata e scoordinata, sono troppo volubile per impegnarmi in un'attività che richiede allenamento costante, non riesco a darmi delle regole, temo la competizione. Sono l'esatto opposto di uno sportivo.

Nonostante tutto questo lo sport mi affascina. Mi piace chi è disposto a sacrifici quotidiani per migliorarsi, ammiro lo spirito di squadra, apprezzo l'umiltà nell'accettare una sconfitta e il rispetto per l'avversario. 

In Italia, purtroppo, lo sport più seguito è quello che meno rappresenta certi valori. Il calcio moderno è giocato da uomini fragili come cristallo e altrettanto costosi, che somigliano più a popstar che ad atleti. Tutte le altre discipline, da noi, si chiamano "sport minori", perfino quelle nelle quali eccelliamo a livello mondiale.

Ogni quattro anni, però, si compie una magia: arrivano le Olimpiadi e i riflettori illuminano la faccia nascosta della luna sportiva. Atleti da ogni parte del mondo, da Paesi che non sappiamo trovare su una mappa, innalzano le bandiere degli "sport minori" e si sfidano in un'esplosione di passioni. Per quanti trofei e campionati esistano al mondo, per quante partite si giochino, per quante gare si disputino tra campi, piste e palestre ogni giorno, è alle Olimpiadi che si scrive la storia dello sport. È alle Olimpiadi che la fatica viene ripagata e si diventa campioni ed eroi agli occhi del mondo intero, anche senza medaglia. 

Questa è la mia visione romantica dello sport che in generale mi annoia, ma ogni quattro anni mi fa innamorare. Penso a quanta strada debba percorrere un atleta per arrivare alle Olimpiadi e la vedo nelle espressioni sui loro volti. Le Olimpiadi mi raccontano la tensione, la delusione, l'euforia, il sudore e lo sforzo dei muscoli, la determinazione che ha coltivato il talento. 
Non si tratta solo di successo o fallimento, si tratta di passione e ogni quattro anni mi siedo a osservare la festa della passione sportiva con tutte le storie personali che si porta dentro.

sabato 13 agosto 2016

Ma quale?


Per il prossimo post dovrete attendere il 27 agosto. Io resto in città, ma voi godetevi le vacanze e al ritorno mi troverete qui.

giovedì 11 agosto 2016

Attenzione

Tra “sei troppo piccolo per queste cose” e “sei troppo vecchio per queste cose” trascorre un attimo perfetto che pochi sanno cogliere.


Ho imparato dal bene e dal male e sono giunta piuttosto sana a un punto della mia vita in cui so che tutto è possibile.

So che c'è qualcosa di sbagliato nel fare sempre ciò che gli altri ritengono giusto.
So che posso sopportare i colpi peggiori.
So che la ricchezza non si misura con le cose che possiedi.
So che le parole hanno un peso e un valore.
So che gli obiettivi più ambizioni non sono affatto irraggiungibili se sei disposto a fare i sacrifici necessari.

E continuo a imparare, cercando di non perdere quegli attimi perfetti.


sabato 6 agosto 2016

Per esser chiari


Quando una donna ti dice: “Magari potresti fare questa cosa per me” significa che se non la fai ci rimane male.

giovedì 4 agosto 2016

Dire o non dire


A volte perdi l’attimo giusto in cui dire qualcosa. La risposta migliore ti viene in mente appena dopo, ma non avrebbe lo stesso effetto e allora rinunci.

Altre volte ti sfugge dalle labbra il genere di frase che una volta pronunciata non si può più ricacciare in gola, quella che scava un solco incolmabile tra il prima e il dopo averla detta.


sabato 30 luglio 2016

Salta!


Prendere una decisione importante e definitiva è come quell’attimo in cui stai per tuffarti nell’acqua gelida. È una tua scelta e mentre respiri puoi stabilire il momento, puoi prepararti, rimandare, rinunciare oppure puoi agire.

Un passo soltanto e il tuo stato muterà da tranquillo ad agitato, lascerai un luogo sicuro per una dimensione diversa, colpirai l’acqua, proverai dolore. Il tuffo ti spaventa, ma sai che il trauma durerà un istante, che puoi sopportare la sensazione violenta del cambiamento. E quando le acque ti inghiottiranno e le onde si calmeranno, riemergerai e ti troverai esattamente dove volevi essere.

Quando però è qualcun altro a decidere per te, a spingerti all’improvviso nell’acqua gelida, rischi di annegare.


Vivere nel rischio significa saltare da uno strapiombo e costruirsi le ali mentre si precipita
Ray Bradbury (da The Brown Daily Herald, 1995)