martedì 29 marzo 2022

Ricordi di lettura

Il primo libro “da grande” che ho letto è stato Pattini d'argento di Mary Mapes Dodge. Ce l'ho ancora, ma non ne ricordo bene la trama, ricordo però di essermi sentita adulta nel leggerlo perché aveva tanto testo e poche figure, al contrario dei libri per bambini.

Un altro ricordo delle mie prime letture riguarda le celebri Fiabe sonore, 45 giri che si infilavano nel mangiadishi per farsi raccontare le favole più classiche della letteratura e seguirle sui fascicoli allegati. Ho ben chiare in mente le voci dei sovrani in Il gatto con gli stivali che parlavano ognuno con una sola vocale, e il ladrone che ripeteva ad Alì Babà “Prima dammi la lampada!” e poi l'abito dorato indossato da Cenerentola al matrimonio con il principe, ma soprattutto mi è rimasta impressa l'immagine della stanza segreta di Barbablù con le teste mozzate delle mogli appese al muro. Non credo che al giorno d'oggi pubblicherebbero un'illustrazione del genere, i bambini moderni sono protetti da qualsiasi cosa possa turbarli, forse anche troppo, mentre noi andavamo a scuola a piedi da soli e guardavamo notte horror con Zio Tibia le sere d'estate senza parental control. Non è che allora il mondo fosse meno pericoloso e siamo cresciuti tranquillamente, perciò non capisco questa ossessione nell'impedire ai bambini di spaventarsi o farsi male. Ma sto divagando.

Era tradizione in famiglia andare al cinema il 26 dicembre a vedere il nuovo film Disney dell'anno e, una volta usciti, comprarne il libro per riviverlo all'infinito. Alcuni di quei libri dalla copertina rigida con le immagini tratte dai film sono ancora nel mio armadio, tenuti insieme dal nastro adesivo.

Negli anni della scuola, le letture mi venivano imposte dagli insegnanti e questo toglieva parecchio fascino ai classici perché c'è differenza tra “che bello mi leggo un libro!” e “che palle devo fare i compiti!” e non mi è mai piaciuto avere una scadenza per terminare una lettura, non mi va che mi si metta fretta. Ho poi riscoperto certi classici che a quel tempo mi erano parsi noiosi, apprezzandoli da adulta.

Una volta, però, la fretta è stata eccitante: per un programma di scambio di libri tra compagni di classe, a mio fratello era capitato La stanza 13 di Robert Swindells, un horror per ragazzi. Lo appassionò così tanto che volle farlo leggere anche a me, ma poiché avrebbe dovuto restituirlo il giorno dopo, l'ho letto tutto in una notte ed è stata una notte fantastica. Parecchi anni dopo, per il mio trentesimo compleanno, mio fratello è riuscito a procurarsene una copia per regalarmela in ricordo di quella lettura frenetica ed emozionante.

Libri e fumetti hanno sempre avuto lo stesso valore in casa mia, tra l'altro diversi sceneggiatori di fumetti sono anche scrittori di romanzi. Tornando dall'edicola, mio padre condivideva con noi, ma solo dopo averli letti per primo, i suoi albi di Tex, Zagor e, in seguito, Dylan Dog. E mentre lui è rimasto fedele a Bonelli negli anni, mio fratello ha ampliato la cultura fumettistica a diversi generi e autori diventando un vero collezionista. Io ho preso la strada dei libri, ma ancora oggi ci scambiamo spesso le letture.

Dall'edicola ogni settimana arrivava anche Topolino ed eravamo ansiosi di divorare nuove storie. Dalle avventure di Zio Paperone in giro per il mondo alla ricerca di tesori o strampalate occasioni di guadagno, alle indagini di Topolino che erano veri e propri romanzi gialli, dalle invenzioni di Archimede agli incantesimi di Amelia, dalle storie su temi di attualità come bullismo, inquinamento e tecnologia ai racconti intorno al fuoco di Nonna Papera, fino alle parodie dei classici della letteratura, potrei fare milioni di citazioni.

Insomma, la passione per la lettura mi è arrivata da tanti stimoli diversi, poi col tempo si formano i gusti personali e le biblioteche si arricchiscono di argomenti, ma c'è posto per il vecchio e il nuovo in ogni lettore e i ricordi delle esperienze vissute attraverso i libri si mescolano a quelle reali perché fanno parte della nostra vita. 

C'è sempre spazio per imparare e sognare perché leggere allarga la mente.

venerdì 25 marzo 2022

Fantascienza, meraviglie e delusioni

 Nella mia riscoperta dei classici, dopo la raccolta dei romanzi di Verne, ho comprato anche quella di H.G. Wells che contiene titoli celeberrimi come La macchina del tempo, L'isola del Dottor Moreau e L'uomo invisibile

Be', ne sono rimasta delusa, lo stile di Wells non mi ha proprio conquistata. Le sue idee, strepitose per l'epoca, perdono fascino in una narrazione poco appassionante, in personaggi senza storia né personalità che servono solo all'azione che manda avanti la trama e sembrano non avere pensieri, carattere, sentimenti, tanto che sarebbero intercambiabili da un romanzo all'altro. 
Mi pare che Wells si sia accontentato di inventare un soggetto originale e abbia pensato che bastasse quello a stupire il lettore. Accidenti un uomo invisibile! Caspita un viaggio nel tempo! Ma a parte l'idea inziale, il resto è noia, purtroppo, e si legge come una cronaca distaccata. Pagina dopo pagina aspettavo di entrare nel vivo della lettura, alcuni romanzi ci mettono un po' a coinvolgere, ma era come stare seduta su un treno che non partiva mai e alla fine sono scesa senza aver lasciato la stazione. 
Devo ancora leggere La guerra dei mondi, chissà che non mi faccia cambiare idea.

A sorprendermi, invece, è stato un vecchio volumetto ingiallito ricevuto in regalo, La fantascienza delle origini, che era il supplemento speciale della rivista Robot che usciva negli anni Settanta, poi riaperta nel 2003. 
Gli undici racconti che compongono il volume sono stati pubblicati tra i 1926 e il 1945 su celebri riviste di fantascienza americane dell'epoca, come Amazing stories e Wonder stories, e ripresi dalla pubblicazione italiana in questa antologia da mille lire – già quel L.1000 sulla copertina è un nostalgico viaggio nel tempo. 
A dir la verità, prima di sfogliare queste pagine con cautela per non rovinare la fragile rilegatura, mi aspettavo di leggere racconti di una fantascienza un po' ingenua, pieni di quelli che poi sarebbero diventati gli stereotipi del genere. Mi sbagliavo di grosso, anzi di grossissimo! Ho divorato i racconti uno dopo l'altro con meraviglia crescente sia per lo stile che per le idee e, ogni volta che credevo di aver intuito dove l'autore volesse andare a parare, sono rimasta stupita dall'originalità con cui mi ha contraddetta. È stata una sorpresa più che piacevole, insomma, scoprire quanto fossero moderni e geniali questi autori, mentre oggi, nell'era degli smartphone e di Internet, manchiamo di fantasia. Che sogni incredibili facevano! E come sapevano raccontarli bene! 
Il bello poi è che non si parla solo di astronavi e civiltà aliene, ma di realtà alternative, di rischi del progresso, di ambizioni e fallimenti, ma soprattutto di umanità, di comportamenti che riconosciamo e di meccanismi sociali che non cambiano né sulla Terra del futuro né su nuovi mondi. Ogni racconto mi ha appassionata in modo differente e i due che mi sono piaciuti di più sono L'asteroide d'oro e L'eremita degli anelli di Saturno, ma ve li elenco tutti perché vale la pena leggerli e magari riuscite a trovarli in qualche raccolta o sul web.


  • L'avvento del ghiaccio di G.Peyton Wertenbaker
  • Fuori dal sub-universo di R.F.Starzi
  • L'asteroide d'oro di Clifford D,Simak
  • L'isola degli irragionevoli di Edmond Hamilton
  • L'ambasciatore di Davy Jones di Raymond Z.Gallun
  • Cerchio uguale a zero di Stanley G.Weinbaum
  • Le Terre Morte di Jack Williamson
  • L'eremita degli anelli di Saturno di Neil R.Jones
  • Lassù di Donald A. Wollheim
  • Quasi umano di Robert Bloch
  • L'entità di Murray Leinster

lunedì 21 marzo 2022

Verne versione integrale


 La prima cosa che mi viene in mente nominando Verne è la copertina del 33 giri di 20.000 leghe sotto i mari che possedevo da bambina, non dimenticherò mai quella spaventosa immagine di un sottomarino avvolto da tentacoli giganti e mi pare di risentire le grida dell'equipaggio incise sul vinile. Lo trovavo inquietante.

La seconda cosa è una storia di Topolino che viaggia indietro nel tempo con Pippo per indagare sul mistero di un diario firmato dal Capitano Nemo e conosce il celebre scrittore in persona. Conservo ancora quel fumetto e penso che prima o poi dedicherò un post anche alla collezione di famiglia delle migliori storie di Topolino.

Qualche tempo fa ho acquistato in ebook una raccolta dei romanzi di Jules Verne in versione integrale e ho scoperto quanto siano profondamente diversi dalle riduzioni per ragazzi che tutti conosciamo. I romanzi originali conservano il fascino di avventure fantastiche, ma sono molto più di questo, trattano temi importanti e perfino scomodi che solo da adulti possiamo comprendere appieno.

Cominciamo proprio da 20.000 leghe sotto i mari. Questo straordinario viaggio nella biologia marina di tutto il pianeta (Verne non si risparmia nel catalogare fauna e flora di ogni angolo dei nostri oceani con estrema precisione) porta con sé due temi gravi raccontati con forza e passione: l'ingiustizia e l'ecologia. Il Capitano Nemo si è ritirato a vivere negli abissi perché disgustato dalla cattiveria umana, dalla prepotenza e dall'avidità, affonda senza pietà le navi degli oppressori e dona agli oppressi i tesori recuperati dai relitti, porta conforto e sostegno pur restando nascosto, prendendo le distanze da una società che nega libertà e dignità a tutti i popoli, che impone ai più deboli la logica e la cultura dei potenti. Nemo fugge da quel mondo, ma non resta indifferente e quando ne ha l'occasione si vendica in nome degli ultimi. Il protagonista, ospite forzato sul Nautilus, comprende le ragioni del capitano, ma non ne condivide l'espressione violenta. C'è poi la questione ecologica perché l'uomo non si limita a mancare di rispetto ai suoi simili, ma si accanisce anche contro l'ambiente e allora le meraviglie della natura che Nemo mostra al suo ospite diventano fragili e preziose, bellezze da proteggere perché anche il più minuscolo organismo gioca un ruolo fondamentale nell'equilibrio della vita sul nostro pianeta. Secondo il Capitano, e Verne, l'ingegno umano dovrebbe essere messo al servizio di soluzioni che oggi chiameremmo ecosostenibili, lo stesso Nautilus è un esempio di tecnologia che utilizza energia pulita e rinnovabile, gli abiti dell'equipaggio sono tessuti con piante sottomarine, i rottami e i relitti che giacciono sui fondali vengono riciclati, nulla va sprecato in questo cerchio perfetto. Chi sia realmente Nemo, da dove provenga e come sia finito a vivere sotto i mari resta un mistero in questo romanzo, ma viene poi rivelato nel successivo L'isola misteriosa.

Prendiamo ora Dalla Terra alla Luna, apparentemente la storia di un viaggio alla scoperta dello spazio oltre la nostra atmosfera. In realtà, si tratta di una satira molto tagliente sulla politica e sull'uso della scienza a scopi bellici. Basta pensare a come ha inizio tutta la faccenda: poiché gli americani amano sparare e fare guerre, in un periodo di pace si annoiano a morte e decidono di costruire un proiettile e una canna sufficientemente grandi da sparare alla Luna. Investono capitali enormi, ingaggiano i migliori esperti di balistica, coinvolgono le loro più importanti università e ne fanno uno spettacolo mediatico internazionale. Finché arriva un francese appassionato di acrobazie e imprese improbabili che li sfida: se sono così spavaldi, dimostrino il loro coraggio imbarcando delle persone nel gigantesco proiettile perché arrivino sulla Luna e il francese stesso si offre volontario per la missione. Insomma, come a dire che tanti sforzi solo per il gusto di sparare più lontano degli altri sono ridicoli, dategli perlomeno uno scopo scientifico a vantaggio di tutto il mondo. Non vi rivelo il finale, ma è tristemente spassoso. Verne non perde occasione di affermare le sue opinioni sulla politica o sulle abitudini delle varie nazioni, a volte in tono sarcastico, altre serio, ma non si è mai lasciato fermare dal politicamente corretto, non si è auto censurato nei commenti più pungenti e, condivisibili o meno, le sue idee sono chiaramente rintracciabili in ogni suo lavoro.

Oltre a temi troppo complessi per la loro età, nella versione per ragazzi manca anche tutta la parte enciclopedica. Come si usava all'epoca, certi romanzi erano anche l'occasione per avvicinare il pubblico a materie lontane dal quotidiano, così 20.000 leghe sotto i mari parla di biologia marina e Viaggio al centro della Terra di geologia (tra l'altro riportando una diatriba tra scienziati sulla composizione interna del nostro pianeta), Dalla Terra alla Luna di balistica, fisica e astronomia e se qualche lettore troverà noiosi questi ampi approfondimenti saltando pagine a piè pari, io li ho invece adorati sia perché la scienza mi appassiona sempre sia perché è interessante confrontare quanto si sapesse allora con quanto sappiamo oggi.

Jules Verne
1828 - 1905
Ho amato tantissimo questi romanzi tanto avvincenti, divertenti e appassionanti quanto ispiratori di riflessioni profonde sull'umanità, hanno il fascino delle avventure d'altri tempi, ma sono anche molto attuali e aggiungo purtroppo perché significa che ancora oggi ripetiamo gli stessi errori e assistiamo alle stesse ingiustizie senza esserci minimamente evoluti; non basta essere andati davvero dalla Terra alla Luna per ritenerci migliori dei nostri antenati se poi non basterebbero mille Nemo per assicurare i diritti fondamentali a ogni popolo né a proteggere la natura dal nostro impatto devastante.

A consolarmi un poco, c'è il piacere della lettura che mi porta in viaggio in altri tempi, luoghi, fantasie e Jules Verne entra di sicuro nell'olimpo dei miei autori preferiti.

giovedì 17 marzo 2022

GRINGOS di Clara Nieto


I nostri libri scolastici si soffermano appena sulla storia degli altri continenti, anche perché non ci sarebbe il tempo di approfondire le vicende di tutte le nazioni del mondo. Per fortuna, per chi è interessato, esistono molti altri libri che raccontano quello che ci siamo persi.

Gringos è un volume giustamente corposo che mette ordine nella complicata e turbolenta storia dell’America latina dagli anni Cinquanta ai primi Duemila. Il resoconto di Clara Nieto è preciso e imparziale, mette semplicemente a confronto le dichiarazioni dei vari politi coinvolti con le loro azioni, le parole e i fatti di cronaca. Riporta la storia attraverso diversi occhi e diverse fonti: giornalisti di varie fazioni, rapporti ufficiali, articoli apparsi sui quotidiani dell'epoca, interviste, relazioni delle discussioni all’ONU, testimonianze, documenti de-secretati negli anni successivi.

Quella dell'America Latina è una storia di dittature sanguinarie che l'autrice descrive anche nei dettagli più raccapriccianti: diritti umani calpestati, crimini impuniti, disperazione e ribellione, bugie e complotti, sviluppo economico e sociale negato e osteggiato in nome degli interessi degli Stati Uniti. Pagina dopo pagina mi sorprendevo della crudeltà dell’uomo nel considerare mezzo continente solo una terra da depredare e un insieme di popolazioni da sfruttare senza alcun ritegno e mi sono resa conto che con il passare dei decenni, dei presidenti, dei partiti, nulla cambiasse nella visione degli Stati Uniti verso verso il cono sud del loro continente. Per quanto la percezione che ne avevamo da questa parte dell'oceano fosse - e sia ancora oggi - diversa a seconda di come le informazioni ci venivano presentate o nascoste, trovo incredibile come il resto del mondo fingesse di non accorgersi di ciò che accadeva davvero ai cittadini, limitandosi a credere a quello che raccontavano i politici. Per quanto riguarda le nazioni europee, immagino che non si siano mai schierate contro gli Stati Uniti, non tanto per timore di ritorsioni, quanto per la consapevolezza di essersi comportate allo stesso modo con l'Africa e sarebbe stato ipocrita accusarli degli stessi crimini e delle stesse scorrettezze.

Certi dittatori, saliti al potere con il supporto della CIA, diventavano poi talmente avidi e ubriachi di potere che nemmeno gli Stati Uniti riuscivano più a destituirli, pur ricorrendo al solito giochetto di accusarli di comunismo durante la Guerra Fredda. I loro stessi burattini gli si rivoltavano contro e dovevano spendere milioni e milioni di dollari per armare i rivoluzionari, progettare attentati e colpi di stato, corrompere i nuovi politici, comprare voti per pilotare le elezioni e poi spenderne altri per sedare le rivolte da loro stessi fomentate. 

Grazie a questo libro ho capito cosa è successo, ma continua a sfuggirmi il senso. Non ha nessuna logica economica spendere in complotti, armi e corruzione enormemente di più di quanto si guadagni dallo sfruttamento delle risorse e dei lavoratori, quindi deve essere solo un gioco di potere, solo fare i bulli con le nazioni più deboli. Continuo a non capire in che modo sostenere delle dittature che sterminano e affamano i popoli sarebbe più vantaggioso che commerciare con stati alleati, è una politica che a lungo termine non porta guadagni e diventa anzi più costosa perché è naturale e prevedibile che dopo un po’ i cittadini si ribellino. Se solo ogni nazione potesse scambiare le proprie ricchezze con quelle altrui in un mercato equo, quanto benessere raggiungerebbe le persone lasciate sempre per ultime.

Le nazioni del centro e sud America non hanno avuto la possibilità di scrivere la propria storia, di perseguire il proprio sviluppo, il proprio successo o fallimento perché tutto doveva andare come decideva Washington; mi fanno pensare a bambini mai cresciuti perché ostaggio di un tutore despota che non aveva con loro nemmeno un legame di sangue. A ogni capitolo mi domandavo come sarebbe andata la storia se solo una delle decisioni politiche degli Stati Uniti fosse stata respinta, se l'ONU si fosse opposta a certe azioni che violavano palesemente la sovranità degli altri popoli. Sono guerre di parole, dicevano “intervento” anziché “invasione” e tutto andava a posto perché seppure il mondo intero si proclamasse "indignato" e deplorasse pubblicamente la politica estera degli Stati Uniti, di fatto nessuno ha difeso o supportato l'America Latina.

Quindi questo è un libro da leggere assolutamente, non solo per conoscere la storia del Sudamerica, ma il funzionamento della politica in tutto il mondo perché il giochetto del colonialismo è lo stesso ancora oggi, anche se gli diamo altri nomi. Per quanto le 513 pagine possano scoraggiare, vi assicuro che la lettura è talmente interessante che scorreranno sotto i vostri occhi come un film facendovi appassionare, arrabbiare, spaventare, riflettere. Dobbiamo conoscere il mondo in cui viviamo e Clara Nieto ha allargato moltissimo il mio orizzonte