Come annunciato nel calendario, la
prima tappa del mio tour di presentazioni dal vivo si è svolta
venerdì alla caffetteria Johar di Torino.
Vi dico subito che la
serata è stata un disastro, ma abbiamo riso così tanto che mi fa
ancora male la mascella.
Una serie di sfighe fantozziane si è
abbattuta sul locale coinvolgendo il mio evento, ma andiamo con
ordine.
Innanzitutto voglio
ringraziare Diego “Piccettino” Delpiano per aver ospitato a casa
sua me e Nicoletta, l'amica che mi ha accompagnato perché il TdC (il
mio fidanzato) faceva il turno di notte. Grazie anche a lei per aver
condiviso con me questa spassosa trasferta.
È stato Diego, cliente
di Johar, a mettermi in contatto con Elisa della cooperativa che
gestisce questa bottega di prodotti equo-solidali con bar. Elisa e il
suo staff hanno organizzato la serata, allestendo un ottimo banco
aperitivi per accogliere gli ospiti che avrebbero poi assistito alla
presentazione del mio libro Di passaggio in Indonesia.
La storia comincia la
notte prima, intorno alle tre, quando un'auto fuori controllo ne
investe una parcheggiata davanti a Johar e colpisce il recinto di
ferro che protegge i tavolini all'aperto, mandandolo in mille pezzi.
La mattina di venerdì, Elisa trova la targa dell'auto infilata sotto
la serranda del locale, il recinto sradicato sul marciapiede e il
dehor distrutto. Passa la giornata a riordinare, a sporgere denuncia
e appende alla porta un cartello che rassicura i clienti: “Siamo
aperti, dentro è tutto a posto”. Un altro cartello spiega che il
consueto orario di chiusura alle 20 è prorogato in caso di eventi.
Nel preparare il buffet
di aperitivi, alcuni dei quali caldi (pasta alle olive e riso con
zucchine), Elisa scopre che i cali di tensione provocati dai lavori
in corso in una via adiacente hanno danneggiato il forno elettrico,
così è costretta a fare la spola tra il locale e il vicino
appartamento del fidanzato per riscaldare le pietanze. Mi avverte via sms che la
serata si farà lo stesso e io parto tranquilla con Nicoletta e un
carico ottimistico di 30 copie del libro.
Arriviamo a casa di Diego
a metà pomeriggio. Due giorni prima, è stato operato agli occhi per
la miopia ed è quindi costretto a vivere per qualche tempo come un
vampiro fotofobico: imposte chiuse e occhiali da sole se accende la luce. Per
questo motivo non potrà partecipare alla presentazione, ma tanto
all'aperitivo del venerdì il Johar è sempre pieno.
Il programma prevedeva
buffet alle 19.30 e presentazione del libro alle 21.00, ma d'accordo
con Elisa sono arrivata un'ora prima per organizzare.
Il locale è caldo,
accogliente e pieno di colori. I tavolini sono occupati da clienti
che bevono, giocano a carte o lavorano al pc grazie al wi-fi. Lascio
i libri dietro il bancone e mi siedo con Nicoletta ad aspettare,
ordinando il primo giro di birra.
I clienti vanno e vengono e non
riesco a farmi un'idea di quante persone resteranno. Ogni volta che
entra qualcuno, penso di aggiungere una tacca al conteggio, ma tra
richieste di informazioni stradali e cambi di monete per il
distributore di sigarette del tabaccaio di fianco, non si ferma quasi
nessuno.
I giri di birra aumentano, gli avventori no e comincio a
sospettare che andrà a finire come nel film The Blues Brothers:
“L'ingaggio era di 200 dollari, ma avete bevuto 300 dollari di
birra, quindi...”
Arriva Elisa con i piatti
scaldati nel forno del fidanzato e con lei ci sono due amici. Segno
le tacche, facciamo quattro chiacchiere. Lei è stressata per la
giornata intensa e se ne va per cenare e riposare un po', portandosi
via le mie due tacche.
Sono quasi le nove e nel locale si trovano: i
due baristi, una coppia che si trova lì per tirare l'ora
dell'appuntamento in un ristorante vicino, tre amici di Elisa che
bevono e giocano a carte, Nicoletta e io. Perfino i venditori
ambulanti di rose ci guardano dalla vetrina e proseguono perché non
vale la pena di entrare e i baristi si sorprendono perché il locale non è
mai stato così vuoto di venerdì.
Sono alla quarta birra e
la prendo sul ridere, quando mi alzo e mi metto dietro il tavolino
con due inutili sacchetti di libri. I tre amici ripongono il mazzo di
carte e si voltano verso di me con sorrisi compassionevoli. Faccio
appena in tempo a presentarmi, “Sono Simona Colombo, vengo da Monza
e sono qui per presentarvi il libro sui miei viaggi in Indonesia...”
che la coppia in fondo si alza, paga e se ne va. Se non avessi fatto
pipì solo cinque minuti prima, probabilmente me la sarei fatta
addosso dalle risate.
Era una situazione surreale, ma il mio
striminzito pubblico aveva l'aria interessata, così ho fatto il mio
discorso come se mi trovassi davanti a una platea. Dalle foto,
risultano evidenti due cose: riesco ad assumere un atteggiamento
professionale anche dopo svariate birre; devo limitare le birre e
mettermi a dieta.
L'aspetto positivo è che
sia i tre amici che i baristi hanno interagito con tante domande e
commenti e il tutto si è risolto con una fantastica chiacchierata e
la vendita di una copia del libro. Ma non solo.
Vien fuori che una dei
tre lavora come editor per le guide Lonely Planet, mentre gli altri
hanno una rivista a tema ecologico e mi propongono di scrivere un
articolo per loro. È proprio il caso di dire: pochi ma buoni!
Ci scambiamo i contatti e ognuno espone la propria
teoria sul fallimento della serata: forse c'era un evento di maggior
richiamo in zona, forse la pubblicità non è stata sufficiente,
forse i clienti abituali pensavano che il locale fosse chiuso per
l'incidente.
Alle undici, lasciamo
liberi i baristi di chiudere e dobbiamo insistere per pagare almeno
in parte le nostre birre, dal momento che Elisa aveva lasciato detto
di offrirci tutto. Lascio un pacco di volantini di Scritti a Penna con le
mini-trame dei miei libri sul bancone per tempi migliori e me ne vado
sconfitta, dividendo con Nicoletta il peso delle copie invendute.
Così sbronze da dover percorrere due volte la via per ritrovare la
mia auto dove scaricare i sacchetti, fortunatamente non siamo state
costrette a guidare perché Diego abita a pochi passi.
Forte del successo dello
scorso maggio a Milano, mi aspettavo di più, ma tutto sommato ho
ottenuto contatti interessanti e mi sono divertita. Vedremo come andrà tra
due settimane in Abruzzo e a gennaio ritenterò con Torino anche se
in un contesto totalmente diverso.
That's all folks!
Grande Simona! Mi sono divertito molto leggendo questo racconto della tua serata a Torino... E' come se avessi vissuto per un attimo un istante avventuroso come nei tuoi romanzi, questa volta condito con molta ironia ed autoironia. Non demordere, la conclusione "pochi ma buoni" resta comunque molto azzeccata dal mio punto di vista. Un caro saluto, Simone Lazzari
RispondiEliminaGrazie, collega di penna! Nella carriera, come nella vita, gli scivoloni sono normali. L'importante è prenderla sul ridere e confidare che andrà meglio la prossima volta, anche perché peggio è quasi impossibile :)
EliminaIn bocca al lupo per la prossima volta!
RispondiEliminaCiao!
Povero lupo! Io sono ottimista.
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