Per il secondo
esperimento narrativo, vi racconto un esperimento di chimica con Fiammate.
Dopo oltre vent'anni,
torno a raccontare in prima persona con la voce di un personaggio.
Non lo facevo dai tempi di “Il Guardiano”, pubblicato nel 2012,
ma scritto nel 1993 e mantenuto nella versione originale per
conservarne l'ingenuità. Scrivere in prima persona è difficile e
limitante, per questo riesco a farlo solo in testi brevi. In un
romanzo finirei per colorare fuori dalle righe.
In Fiammate si
parla appunto di colori, ma non ho voluto calcare la mano su questo
aspetto, sfruttandolo solo per creare l'atmosfera.
Mi sono auto-citata, pescando i personaggi da Legione 2, non per pigrizia nel crearne di nuovi, ma perché sono perfetti per questo ruolo e avrei rischiato di farne dei cloni. In questo raccontino, trovate (ritrovate se avete letto il libro) i cinque ragazzini dell'orfanotrofio Leonardo Da Vinci in uno scorcio della loro infanzia ricordato da una Ally del futuro.
Rimando ogni altra
considerazione al post di critica che seguirà e vi lascio alla
lettura.
Eccomi, come promesso, a leggere il tuo racconto e devo dirti: bello! Mi è piaciuto davvero. Sono solo poche righe, nemmeno tre pagine, ma sono bastate per portarmi in quella radura di erba secca. Scrivi davvero molto bene e non lo dico per dire (sai che se voglio sono spietato) ;). Ti segnalo solo un piccolo refuso alla fine della prima pagina, nella descrizione del razzo: hai scritto due volte "ricoperti", forse residuo di una modifica alla frase. Complimenti e aspetto il prossimo post di critica.
RispondiEliminaGrazie, Fabio. Ormai sei ufficialmente una delle cavie dei miei esesperimenti letterari ;)
EliminaIn futuro, pubblicherò sul sito le versioni corrette di questi racconti, tenendo conto dei vostri appunti e suggerimenti.
Letto, ho preferito il primo, però. Non sono riuscito subito a capire il finale, nel senso che non ho ricordato gli occhi verdi.
RispondiEliminaGrazie Daniele.
EliminaRiciclando i personaggi, mi sono data la zappa su piedi per il finale. Mi spiego: data la passione della narratrice per Cody, un finale appropriato sarebbe stato "chitarra nera" (Cody) e non "occhi verdi" (Oliver), ma ho voluto restare fedele alle vicende raccontate nel libro che non posso spoilerare qui :)
Questo è stato il grosso errore e lo ribadirò nel post di critica di domani.
Con la calma, ma sono riuscita a leggerlo.
RispondiEliminaMi è piaciuto nella sua brevità, e mi ha fatto piacere rivedere Ally & Co.
Certamente dai tempi de "Il Guardiano" sei migliorata tanto, e se il tuo esperimento verteva a capire se fossi migliorata anche nella scrittura in prima persona, direi che la risposta è sì.
Vorrei farti solo un appunto: non dimenticarti di lavorare come sai sulle descrizioni.
So che sono più complicate da scrivere in prima persona, perché passano dagli occhi del personaggio, ma è anche vero che sono uno dei tuoi cavalli di battaglia.
Qui non so se è stata una questione di brevità o una scelta precisa, ma le ho percepite più "leggere".
Detto questo, brava, mi è piaciuto ;)
Grazie, Gloria. Devo ancora imparare a dosare gli elementi in un racconto perché sono abituata alla misura del romanzo.
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