Penelope, da grande, vuole fare l'astronauta cantante.
Le bambine sanno di poter diventare chiunque desiderano, ma poi accade qualcosa lungo la strada verso l'età adulta che spegne le loro ambizioni, a un certo punto quella strada prosegue solo per i maschi, mentre è sbarrata per le femmine. Come si rimuove quella barriera?
Perché si ottengano davvero pari opportunità bisogna combattere la cultura del maschi e femmine separati, con percorsi predefiniti, con scelte obbligate e occasioni precluse, o peggio del maschi contro femmine, per arrivare a maschi e femmine insieme, secondo le personali inclinazioni e talenti, indipendentemente dal genere. Per farlo, è necessario mescolare gli ambienti di studio e di lavoro, abituare ragazzi e ragazze a collaborare agli stessi progetti e vedersi negli stessi ruoli perché diventi normale aspirare alla stessa posizione o condividerla.
In alcuni campi sono sempre mancati i modelli di riferimento e non è da tutte essere pioniere in una disciplina o un mestiere storicamente dominati da uomini. Oggi, però, cominciamo ad osservare piccoli cambiamenti grazie alle donne che sono riuscite a dimostrare il proprio valore e a portare il proprio contributo in quegli ambiti. Possiamo elencare tante donne importanti e celebri, ma quando penso a modelli e opportunità, mi torna in mente un ricordo banale eppure emblematico: quando nel 2000 uscì la prima serie di CSI, quella originale ambientata a Las Vegas prima che ne nascessero infiniti spin-off, mi ci appassionai molto perché amo il genere poliziesco e lessi un'intervista a Marg Helgenberger che interpretava Catherine Willows, be' l'attrice raccontò con orgoglio che il suo personaggio aveva ispirato tante ragazze, spingendole a studiare materie scientifiche un tempo scelte solo dai maschi e ad aspirare a carriere in un campo mai considerato prima. Sembra una sciocchezza, ma dimostra che è proprio il pensiero delle donne a dover cambiare per primo e aprirsi a immagini di sé in ruoli nuovi.
La chiave sta nell'educazione, sia in famiglia che a scuola che sui media. L'educazione porta alla fiducia nelle proprie capacità, l'istruzione porta alla consapevolezza dei propri talenti e dei propri limiti nelle diverse materie così che si possa scegliere la strada che più ci appassiona e per la quale siamo più portati. Poi l'impegno porta alla competenza nel campo prescelto e, a quel punto, per raggiungere il successo manca solo l'occasione giusta. Pari opportunità secondo me significa competere alla pari perché tutti hanno la stessa opportunità di studiare, di fare carriera, di realizzare le proprie aspirazioni. Poi ci sarà sempre chi riesce meglio e chi fallisce, chi rinuncia e chi ha successo, chi cambia idea e chi si accontenta, ma indipendentemente da come vada a finire è giusto che tutti abbiano un'opportunità.
In fondo, la diversità di caratteristiche, di punti di vista, di approccio ai problemi, è una ricchezza che porta all'evoluzione per cui una maggiore inclusione allarga qualunque orizzonte, mentre escludere porta a un impoverimento di idee e a uno spreco di potenzialità. E questa "filosofia" di inclusione e opportunità non dovrebbe fermarsi alle donne, ma applicarsi anche agli altri tipi di discriminazione che siano età, etnia, religione... Pensate, per esempio, al reddito: chi nasce in un paese povero non ha certo le stesse opportunità di studio e di lavoro di chi si trova in un paese ricco e industrializzato, ma magari in un villaggio sperduto dell'Africa o dell'Asia è appena nato un piccolo Einstein e il mondo non godrà del suo genio solo perché non avrà accesso alle stesse risorse e agli stessi diritti di un piccolo imbecille nato in Svezia. Pari opportunità portano a "che vinca il migliore", non il più fortunato o il più ricco o il cugino del più potente.
Meno barriere e pregiudizi, più astronaute cantanti.
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