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martedì 8 marzo 2016

Letteratura di viaggio

Recentemente ho scritto due post sull'influenza che il viaggiare ha sulla mia scrittura, su ciò che continuo a imparare osservando l'uomo e la natura, trasferendolo in personaggi e ambientazioni. Ho spiegato che il mio bagaglio di esperienze, incontri e visioni arricchisce ogni trama che invento, ma finora ho scritto un solo libro autobiografico sui miei viaggi in Indonesia, anche se ne ho in cantiere uno sulle mie avventure in Africa. Pur nascendo dalla stessa mente e condividendo per forza il sostrato culturale e personale, Di passaggio in Indonesia appartiene a un genere completamente diverso dagli altri miei scritti: è letteratura di viaggio.
È un genere che mi interessa molto da lettrice e ho esplorato poco da scrittrice. Così, mi sono fatta qualche domanda.

Tanto per cominciare, esistono tanti tipi di viaggio che possono essere raccontati in altrettanti modi. L'Odissea di Omero narra di un viaggio, ma anche La Divina Commedia di Dante e pure Alice nel Paese delle Meraviglie di Carrol e I viaggi di Gulliver di Swift, come Il Signore degli Anelli di Tolkien e Le 13 vite e ½ del Capitano Orsoblù di Moers. Tuttavia, nessuno di questi è considerato letteratura di viaggio.
Per rientrare nel genere è necessario che il viaggio raccontato sia reale, per quanto il tema si presti a rappresentare un percorso formativo, metaforico e filosofico. La componente realistica viene dalle cronache di esplorazione del passato, quando allontanarsi da casa non era facile come oggi, quando gli uomini si muovevano in territori sconosciuti per desiderio di conquista, per esigenze economiche o semplicemente spinti dalla curiosità e al ritorno raccontavano le loro scoperte. Lo storico greco Erodoto viaggiò tantissimo e scrisse accurate cronache sui luoghi, i costumi e le culture dei popoli incontrati. Anche in questo caso, però, non si tratta di letteratura di viaggio bensì di reportage, un resoconto giornalistico ed è Kapuściński, giornalista e scrittore tra i miei preferiti, a indicare proprio Erodoto come il padre del reportage. In epoche nelle quali viaggiare era un rischio o un lusso, i resoconti dei pochi che affrontavano oceani e montagne erano per lo più descrittivi, servivano a mostrare paesaggi e culture a chi non aveva la possibilità o i mezzi per raggiungere le mete più lontane. 

Proseguendo con l'analisi, ho notato che quasi sempre l'autore e il narratore coincidono, è lo stesso scrittore ad aver compiuto il viaggio e lo racconta in prima persona, completo di sensazioni, riflessioni e giudizi. Credo sia a questo punto che la letteratura di viaggio prende le distanze dal reportage che (dovrebbe) essere un resoconto imparziale. Prendo di nuovo l'esempio di Kapuściński che ha pubblicato sia da giornalista le cronache dei fatti dei quali è stato testimone, sia da scrittore le avventure personali vissute durante i suoi viaggi, quelle escluse dagli articoli, quelle che avevano lui per protagonista. Spesso, quindi, la letteratura di viaggio assume la forma di diario e un punto di vista molto personale, perfino intimo. Quando penso a Il peggior viaggio del mondo di Cherry-Garrard non vedo solo la cronaca della tragica spedizione in Antartide di Scott, ma ci trovo le paure, le aspettative, le lamentele e le emozioni dell'autore/viaggiatore/testimone.

Dunque, il viaggio deve essere reale, ma non basta: deve essere raccontato in un certo modo, deve essere letteratura, avere un valore artisticoCronache di esplorazioni e spedizioni scientifiche raccontano di scoperte geografiche, archeologiche, naturalistiche, antropologiche con funzione espositiva, mentre la letteratura di viaggio non si ferma ai dati tecnici.
L'elemento personale del racconto di viaggio, a mio parere, porta il narratore a esprimersi spesso in modo poetico, le sue descrizioni trasportano sensazioni, non si limita a elencare le cose che vede, ma vuole trasmettere l'emozione di vederle e il messaggio che recepisce dall'esperienza diretta. In letteratura di viaggio un sentiero non ha solo una certa lunghezza o pendenza, rappresenta una sfida, conduce a una meta, contiene una storia. Azione e ambientazione quasi coincidono, hanno lo stesso peso. Certo, in questi libri si citano distanze, altitudini, profondità e si parla di attrezzature, mezzi, bagagli tuttavia ciò che resta dalla lettura non è una serie di nozioni tecniche bensì l'impressione di aver vissuto un'avventura resa più vivida dal fatto che sia realmente accaduta.

Certi viaggi hanno molto a che fare con la filosofia, qualche volta anche con la spiritualità, perché danno modo di riflettere sulla vita, sulla varietà di situazioni, panorami e condizioni che si possono incontrare lungo il cammino e delle conseguenti reazioni di chi lo intraprende. Il viaggio porta sempre una scoperta e un'evoluzione personale e chi lo racconta vuole condividere e diffondere ciò che ha colto da quell'esperienza. I libri sulle imprese alpinistiche, per esempio, parlano di sfidare condizioni avverse, conquistare una vetta, spingersi oltre i propri limiti, fallire e ritentare. Anche quando il viaggio è raccontato in terza persona da un autore che ha raccolto informazioni e testimonianze, la motivazione e il messaggio del libro vanno oltre i luoghi e i fatti. 

Visti i contenuti, a questo punto dovrei parlare di tecnica narrativa, ma pure qui potrei spaziare dall'umorismo di Bryson alla filosofia di Kerouac e ne uscirei invecchiata di dieci anni. Il fatto è che ogni viaggiatore è diverso, come ogni scrittore, e il tema del viaggio si presta a molteplici interpretazioni. Posso darvi la mia, quella contenuta nel mio libro, posso dirvi che sono partita per puro spirito d'avventura ispirata da libri e documentari, posso dirvi che una volta sul posto le cose sono molto diverse da come si immaginano da casa, posso dirvi che ho superato paure e infranto pregiudizi. Oppure potreste leggere Di passaggio in Indonesia e scoprirlo da voi.




2 commenti:

  1. La letteratura di viaggio è un pianeta poco esplorato da chi ama scrivere. Anzi, a volte del tutto sconosciuto. Ben venga che se ne parli, perché è un genere letterario che offre piacevoli letture, anche per chi resta a casa e vuole viaggiare con la mente.

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    1. Sono d'accordo e credo anche che lo scopo di certi libri sia proprio quello di far viaggiare il lettore dalla poltrona, in modo che possa assaporare la scoperta e l'avventura senza fare i bagagli. Altre volte, invece, lo si ispira e incoraggia a partire, com'è successo a me che ho voluto visitare di persona i luoghi dei quali avevo letto :)

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