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martedì 13 giugno 2017

Cosa ho letto in viaggio

Nei tre mesi che ho trascorso parlando, e col tempo anche pensando, tutto il giorno in inglese o nel mio scarso indonesiano, la sera mi veniva una gran voglia di leggere in italiano. Se c'era la possibilità di connettermi a Internet, cominciavo dai blog e dalle discussioni sotto i post anche se mi trovavo nel fuso orario sbagliato per partecipare; poi leggevo notizie sul resto del mondo, solitamente sul sito di Internazionale; ma soprattutto entravo nella biblioteca invisibile del mio Kindle.

Mi accorgo ora, nel parlarvi di cosa ho letto, che mi sono dedicata a libri di scrittori stranieri, perciò tradotti e non pensati in italiano. Nell'elenco avevo a disposizione anche italiani puri, ma come faccio sempre ho scelto in base all'estro del momento e non al nome dell'autore. Alla fine ho letto un saggio, un romanzo, un racconto e un libro per ragazzi. Qualcuno dirà che è poca roba in tre mesi, ma io leggo senza fretta e mi addormento con in testa tutte le riflessioni che un buon libro riesce a darmi in poche pagine, e sono stata fortunata nella scelta perché ognuno di questi mi ha dato, a suo modo, da pensare. Come sempre, non mi soffermerò sulle trame che potete trovare ovunque, ma vi darò mie impressioni.

Collasso. Come le civiltà scelgono di morire o vivere di Jared Diamond
Come ogni saggio, un libro del genere si affronta solo se il tema ci appassiona e su di me le indagini archeologiche, geologiche, ambientali, culturali sulla storia dell'umanità hanno l'effetto di un romanzo d'avventura. Il bello di questo libro sono i continui accostamenti al presente che avvicinano situazioni e vicende antiche alla nostra realtà attraverso errori ripetuti per lezioni dimenticate. La lettura mi è parsa scorrevole, forse perché non è il primo saggio del genere che leggo, ma anche i passaggi più tecnici sui dati e gli studi scientifici sono esposti con chiarezza e con uno stile che non annoia. È una ricerca interessante che analizza il fallimento o il successo delle civiltà prese in esame considerando cinque fattori chiave (gestione delle risorse disponibili, mutamenti climatici, rapporti con popolazioni confinanti, relazioni con popoli ostili, capacità politica e culturale di affrontare una crisi) e il peso che ognuno ha avuto o meno nella loro storia, la nostra storia. Un pensiero che mi sono portata a letto? L'immagine dell'abitante dell'Isola di Pasqua che tagliò l'ultimo albero.

Factotum di Charles Bukowski
Nelle vesti del suo alter ego Henry Chinaski, lo scrittore si presenta come il peggior tipo di essere umano: pigro, alcolizzato, irresponsabile, senza ambizione. Bukowski parla, scrive, come mangia e con le pagine si pulisce la bocca, poi rutta. Non vuole insegnare, racconta soltanto, ma così insegna. Entrando nella vita di Henry, giorno per giorno, attimo per attimo, si sperimentano brutte sensazioni, è una vita senza scopo, sporca, incerta, misera e abbastanza disgustosa. Ma dentro si nascondono pensieri conosciuti da tutti e mai ammessi, e quando ci accorgiamo che sono vicini a certi nostri momenti, be' miei almeno, ne proviamo vergogna. Eppure, in quel fondo che non vorremmo mai toccare, brillano scintille di poesia, sfacciate quanto il resto. Scrittura semplice e intelligente, l'ho apprezzato tantissimo.

Il guardiano del faro di Henryk Sienkiewicz
Questo è un racconto lungo conosciuto grazie a un post sul blog Da dove sto scrivendo e mi è parso da subito il mio genere di lettura. Infatti, mi è piaciuto molto, anche se alcuni concetti potevano essere rimarcati una volta di meno. Lo stile è perfetto per la storia (o è il contrario?) e il fatto che me lo aspettassi com'è non ha reso la lettura meno piacevole, era quello che desideravo e l'ho ottenuto. Mi sono un po' rivista nel protagonista che cerca la solitudine per guardare da lontano la vita che ha vissuto. Lui desidera pace e stabilità dopo aver tanto lottato col destino, io sto ancora lottando, ma comprendo il bisogno di fermarsi ogni tanto e osservare soltanto. C'è poi una sensazione che, con le dovute proporzioni rispetto alla scena narrata nel racconto, ho provato in prima persona: l'emozione, a cui accennavo sopra, di leggere nella propria lingua dopo averne parlate tante straniere. Non mi sbagliavo, è stata una lettura adatta a me.

Sette minuti dopo la mezzanotte di Patrick Ness
Ho scoperto a lettura ultimata che da questo libro è stato tratto un film, ma tanto è sempre meglio il libro. L'ultima volta che ho letto un romanzo per ragazzi sono rimasta abbastanza delusa, ma è un genere che spesso mi ha regalato titoli per la lista dei preferiti e non considero narrativa di serie b solo perché rivolta a un pubblico giovane. Il bello di Ness è che scarta con abilità e delicatezza tutte le soluzioni più ovvie, mi ha fatto credere di intuire il passo successivo riconoscendo un cliché per poi sorprendermi scardinandolo. Purtroppo la scrittura – o la traduzione, dovrei rileggerlo in lingua originale per giudicare – è andata peggiorando proprio nel momento più intenso e toccante della trama. Il cuore del lettore, catturato con maestria e portato al punto più alto di coinvolgimento, subisce una brusca frenata: la scena madre è tirata troppo per le lunghe, la frase chiave, rivelatrice del significato dell'incubo vissuto dal protagonista, è ripetuta più volte con l'effetto di smorzarne il potere. Può darsi che dipenda dal lettore tipo, un adolescente, nella mente dello scrittore, forse un ragazzo ha bisogno di sentirlo raccontare in quel modo, mentre a un adulto, con più esperienza e malizia, basta qualcosa in meno per capire. In ogni caso, molto bello.

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