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venerdì 27 gennaio 2017

Pavia: ospite in classe

Eccomi qui per raccontarvi com'è andata al liceo Cairoli di Pavia.
Sono partita in auto con l'amica Gloria  l'avete conosciuta qui  che si è offerta come assistente per scattare qualche foto. Purtroppo, la professoressa di lettere Viviana Masseroli non ha potuto presenziare perché costretta a casa da un infortunio, colpa del ghiaccio sui marciapiedi, ma a sostituirla c'era la collega Caroline Maggipinto, promotrice di questo incontro, che ci ha accolte all'arrivo.


La 5ªDL è una classe di sole ragazze e se da un lato questa casualità mi è parsa positiva perché ho sempre pensato che le donne leggano più degli uomini – non conosco le statistiche quindi è probabile che sia un mio pregiudizio – dall'altro riduceva il campione a mia disposizione per farmi un'idea delle nuove generazioni. La scaletta dell'incontro è stata organizzata in autonomia dalle studentesse, ho chiesto solo di lasciarmi una decina di minuti per presentare il progetto a sorpresa realizzato dalle blogger per loro. Non sapevo, quindi, cosa mi aspettasse finché non sono entrata in aula, ma ero stranamente tranquilla, a differenza di quando ho affrontato le mie presentazioni e forse proprio grazie a quelle esperienze. Ad ogni modo, ho pensato, dovrei essere la massima esperta su me stessa e ciò che scrivo.
Il piano delle ragazze per le due ore insieme prevedeva che una di loro facesse una breve presentazione dell'ospite alla classe, un'altra mi sottoponesse al questionario di Proust e poi avrei risposto a una serie di domande assegnate a ognuna di loro suddivise in due temi: il primo volume di Legione, che avevano letto in questi mesi, e i miei viaggi per il mondo perché Caroline aveva mostrato loro anche l'altro mio blog.

quanto gesticolo!
Mi sono accomodata davanti alla cattedra, una ragazza ha sistemato la telecamera che avrebbe ripreso l'evento, anche per la professoressa assente, un'altra era addetta alle fotografie – appena mi passeranno il materiale foto e video ne pubblicherò qualche spezzone, non tutte le due ore, così potrete assistere e partecipare virtualmente – il resto della classe era riunita intorno a me con i banchi disposti a ferro di cavallo.
Da parte mia, è andata abbastanza bene, nel senso che non mi sono impappinata più di tanto nel parlare, che non è certo la mia specialità, e ho tenuto sempre a precisare che quelle che davo erano solo le mie personali opinioni ed esperienze, non mi trovavo lì per insegnare nulla né per affermare grandi verità. Sono perfino riuscita a trattenermi riguardo i miei viaggi perché su quelli mi dilungherei per ore, giorni, settimane.

Il questionario è servito a rompere il ghiaccio, poi è toccato alle domande sul libro che ho trovato generiche e poco personali. Avrei preferito entrare più nei dettagli oppure soffermarmi su qualcuno dei tanti argomenti trattati in Legione: eventi storici e guerre, tecnologia futuristica, sentimenti dei personaggi e relazioni tra loro (c'è una famiglia spezzata, c'è il difficile rapporto con un amico alcolizzato). Andando oltre la trama, si potevano analizzare lo stile, i dialoghi, le ambientazioni. Non ce n'è stata occasione perché, attenendosi strettamente alla scaletta, non si è dato spazio a discussioni, interazioni, approfondimenti.
Ma tralasciamo pure il libro, a non tutti piace leggere, e parliamo dei viaggi. Ospitata dalla quinta di un liceo linguistico, presumo esista un interesse di fondo per i Paesi stranieri, infatti, ho trovato le ragazze molto più interessate a questo argomento. Ho risposto raccontando anche qualche aneddoto, ma avrei voluto che questo incontro somigliasse più a una chiacchierata che a un'intervista perché senza commenti di ritorno ai miei pensieri mi sono rimaste in testa tante domande. Mentre rispondevo sullo spirito di un viaggiatore, per esempio, mi sono chiesta se condividessero il mio punto di vista. Pure senza il mio estremismo da esploratrice che va dall'altra parte del pianeta con una tenda nella giungla, si può viaggiare per visitare musei, osservare architetture e monumenti delle città italiane o delle capitali europee, per assaggiare piatti tipici, per lavorare in ambienti nuovi, per conoscere persone che vivono in maniera diversa. Mi sono domandata se avessero mai pensato di visitare uno dei luoghi che ho descritto, quando mi hanno chiesto quale fosse il più bello e il brutto che ho visitato.

Fatta eccezione per un paio di ragazze più attente e coinvolte, la maggioranza della classe non ha conversato con me perché tutto ciò che viene dalla scuola, anche quando è una proposta un po' diversa dalla solita lezione, è vissuto come un obbligo, un'imposizione.
Ho pensato a com'ero io alla loro età, ne ho parlato anche con Gloria che ha quindici anni meno di me, ne ho parlato con Caroline e con altri amici, una volta tornata a casa. Ho pensato anche alla scuola, ai metodi di insegnamento passati e presenti – ci sono diversi insegnanti tra le mie conoscenze – ai programmi, al sistema, al mondo che circonda i ragazzi di oggi e che circondava me allora. Dovrei scriverci un post, lo farò appena posso.

In definitiva, l'incontro è andato bene, sarebbe andato meglio con più tempo a disposizione e una scaletta meno rigida, ma spero di aver lasciato qualcosa di utile alle ragazze. 
Ringrazio ancora Caroline, Viviana e la 5ªDL per questa esperienza che è stata per me un grande privilegio.


5 commenti:

  1. Hai piantato uno dei semi più potenti, la capacità di vedere oltre le cose ordinarie. Inventare storie, scrivere libri, i viaggi. Magari per i giovani è un processo complicato da acquisire. Ma la speranza è che quel piccolo seme possa un giorno trasformarsi in germoglio e in arbusto e in albero. E poi dare i suoi frutti.

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    1. Sai, Marco, forse a quell'età i ragazzi sono talmente sommersi di semi, di informazioni, di lezioni dalla scuola, dai genitori, dalla tv, da internet, che tutto si confonde e appiattisce. Non hanno ancora sviluppato l'abilità di riconoscere l'utile e il futile, di scegliere una strada, di appassionarsi a qualcosa, di capire cosa è davvero interessante e importante per loro tra tutto ciò che è suggerito o imposto da altri.

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    2. Infatti io credo che la differenza fra gli innumerevoli input, imposizioni, sia data dalla passione. La passione di chi sa instillare gocce che risuonano diverse rispetto al comune rumore di fondo.

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  2. È probabile che la timidezza e l’imbarazzo delle tue alliev... lettrici abbia fatto la sua parte. Magari eri la prima scrittrice che incontravano in carne e ossa, quindi non starei a farmi troppi problemi. A quell’età, forse anche per le modalità scolastiche e la TV, si è più abituati a “ricevere” passivamente che a interagire. Sono sicuro sia stata comunque un’ottima esperienza da ambo le parti. Complimenti per questo tuo exploit nella famigerata scuola. I grandi autori italiani da sempre cominciano la propria scalata da lì. ;)

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