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mercoledì 26 ottobre 2016

Dadi e universi

Anni fa lessi un fumetto. No, ricomincio.
Anni fa mio fratello mi fece leggere un fumetto. È lui che li compra, lui il collezionista, lui il suggeritore che quando scova tra le sue innumerevoli letture qualcosa che potrebbe garbarmi me lo cede in prestito con mille raccomandazioni e minacce perché lo riconsegni in ottime condizioni. Insomma, ho letto, sfogliandolo con delicatezza, un fumetto del quale ricordo solo un particolare. Non so dirvi quale fosse il titolo, il disegnatore, lo sceneggiatore, né se fosse americano, inglese, francese, ma non era italiano. Non so dirvi quale fosse la trama perché proprio non mi viene in mente di quale fumetto mi sia rimasto impresso questo straordinario particolare, eppure è straordinario.

In ogni caso, verso le ultime pagine, la voce dell'autore compariva all'improvviso in due vignette. Nella prima citava la celebre frase di Einstein "Dio non gioca a dadi con l'universo" e nella seconda rispondeva al lettore "Io sì". 
Me lo ricordo a distanza di anni perché è un modo, a mio parere geniale, di descrivere il potere dello scrittore sulle storie che racconta. Si adatta a me che scrivo romanzi di fantasia, ma forse anche chi riporta fatti realmente accaduti ci mette del suo decidendo in che maniera raccontarli, da quale punto di vista, cosa evidenziare e cosa omettere. 
Anch'io gioco a dadi con l'universo che racconto, ho potere di vita e di morte sui miei personaggi, creo e distruggo, intreccio i fili del destino a mio piacimento. Lo svolgimento della trama dipende dalla mia immaginazione e ho il pieno controllo di eventi, azioni e reazioni. 
L'ebbrezza generata da questo potere è uno dei motivi per i quali amo scrivere perché, al contrario di quanto accade nella vita reale, posso fare ciò che voglio dell'universo, lo possiedo e lo modello secondo il mio gusto, realizzo sogni e incubi, mi prendo rivincite, faccio regali ed elargisco punizioni. Con una penna in mano sono onnipotente e mi diverto da morire, come l'autore di quel misterioso fumetto.

Questo non ha nulla a che fare con la comunicazione, la pubblicazione, il piacere ai lettori, le vendite. Questo è solo parte dell'intima delizia di scrivere, il godimento personale, l'egoistico sollazzo dell'artista. 
Ogni tanto, fa bene mettere il piacere prima del dovere.



Appendice: alla ricerca del ricordo perduto

Per ritrovare il titolo di quel fumetto ho chiesto aiuto ai lettori di Mondo di Nerd. Hanno risolto l'enigma: la risposta un filino spaccona alla citazione è di Grant Morrison, fumettista scozzese che conosco pure bene per altri fumetti, ma non ricordavo proprio questa sua uscita in "Animal Man". D'altra parte è famoso per essere uno scrittore parecchio originale. Evviva l'ego di Grant e grazie mille agli amici nerd che mi hanno tolto il dubbio postando perfino l'immagine delle vignette che ricordavo.

Ora, però, si configura un altro mistero. Mio fratello, al quale ho ovviamente domandato per primo di quale fumetto si trattasse e nemmeno lui lo ricordava, saputo della scoperta, mi ha detto: "Quando me l'hai chiesto, ho subito pensato a Grant Morrison perché fa spesso del metafumetto. Io però non ti ho mai prestato Animal Man."
I dadi sono rotolati giù dal tavolo.

le vignette misteriose

6 commenti:

  1. La fisica quantistica offre un sacco di trucchetti per fare felice uno scrittore :)

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    1. Per quanto l'uomo si sforzi di comprenderlo, l'universo funziona in modo misterioso e a un certo punto la scienza è costretta a sconfinare nella fantasia, territorio nostro.
      Forse è l'universo a giocare a dadi con noi. L'importante però è divertirsi :)

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  2. Sono d'accordo. Neanche la macchina migliore può fare un metro senza carburante. Cioè, anche quando tutti i "pezzi" sono al proprio posto (saper comunicare, piacere, vendere...), non si può scrivere molto senza l'energia che solo la passione per una data storia/argomento/mondo ci può dare.

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    1. Il bello di appassionarsi a qualcosa è che ci spinge a migliorare nel farla per ricavarne sempre maggior piacere e l'impegno non pesa.

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  3. Già, bella cosa fare il demiurgo. Io credo che sul letto di morte, verranno a trovarmi tutti i personaggi che avrò fatto crepare. Si metteranno a cerchio e discorreranno con piacere della mia immiente dipartita. E che ne sanno loro, che poi io risorgo... O forse era un altro quello che risorgeva? Boh, poi ricontrollo fra le mie storie. :D

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