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mercoledì 19 ottobre 2016

Abiti elettrici e altre metafore

L'idea non è un lampo per me, somiglia più al diradarsi di una foschia che si sfilaccia rivelando i colori del paesaggio, forme e contorni si delineano rapidamente e alla fine appare nitida l'immagine di qualcosa da raccontare. Fermo l'idea su un foglietto e già mentre cerco le parole per imbrigliarla ci sto ragionando, la sto complicando con possibili sviluppi che si diramano in ogni direzione come fulmini. Appena ho tempo, poi, estraggo dalla borsa foglietti pieni di frasi che ancora crepitano di fulmini e altri ne genera la trascrizione nel mio file di appunti perché basta un cambiamento di luce a trasformare un paesaggio, una frase suona diversamente al mattino o di sera, con il sole o se fuori piove. 


Aspetto una giornata tranquilla, senza impegni, per dedicarmi alla cura di quelle idee, per manipolarle e farne racconti, romanzi oppure opere incompiute da riprendere in futuro sotto la luce giusta. Quando arriva quella giornata tranquilla, sono elettrizzata per la voglia di sedermi al computer ed entrare nel file di appunti come fosse lo specchio di Alice, attraversare il confine tra la realtà che mi circonda e la realtà che ho nella testa. Mi eccita avere un mucchio di foglietti che sparano fulmini da liberare sulla scrivania. Adoro riordinare tutte quelle frasi, raffinarle, scoprire un legame tra due idee comparse a settimane di distanza l'una dall'altra, assegnare a ogni cosa il nome più adatto. 



Questa attività è diversa per ogni storia, a seconda del tema, del genere, dell'atmosfera: a volte somiglia al piantare un seme e coltivare la pianta per farla crescere rigogliosa fino alla fioritura; altre volte è come modellare la creta o scolpire il marmo; altre ancora sembra di dipingere un quadro, comporre una sinfonia, cucina un piatto gustoso.
Oppure confezionare un vestito, dipanando la matassa di parole aggrovigliata dall'esplosione di tanti fulmini e cominciare con quel filo a tessere una storia. Trama e ordito, un lungo lavoro di telaio per poi passare a tintura, taglio e cucito, rifinitura degli orli, fissaggio dei bottoni facendo attenzione che ognuno sia allineato col proprio occhiello, scelta ragionata sull'aggiunta o eliminazione di decorazioni, lavaggio stiratura... E alla fine da una tempesta di fulmini ho confezionato un abito elettrico come le emozioni che contiene, pronto a trasferirle a chiunque desideri indossarlo.



Qualunque metafora scelga per raccontarvi quello che i tecnici chiamano “il processo creativo” non sarà sufficiente a rappresentare il passaggio dall'immaginazione alla parola scritta perché si tratta di una manovra molto personale, differente per ogni scrittore e artista, differente anche, come ho detto, per lo stesso scrittore in momenti diversi. Proprio il fatto che sia ogni volta un'esperienza nuova è il motivo per cui amo scrivere, mi emoziona, mi impegna, mi gratifica e mi piace poter condividere un parte di queste sensazioni con chi ne legge il risultato. Tutto il resto, la pubblicazione, i numeri, il blog, le definizioni, viene dopo e non è all'altezza.

sarto nel mercato di Ubud - Bali 2012


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