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sabato 23 aprile 2016

Lasciar andare il tir


Scrivere è un'attività solitaria e per questo mi permette di essere liberamente me stessa, di far volare idee e fantasie senza limiti, tanto nessuno mi vede.

Prima o poi, però, qualcuno legge ciò che scrivo e a quel punto il tir di parole che trasporta i miei pensieri si scontra con il paracarro mentale di uno sconosciuto. Il risultato può essere una spettacolare esplosione di emozioni e intesa, oppure una fumata nera e tossica. Se non siamo pronti per l’onesto e spietato giudizio altrui, tanto vale tenere il nostro capolavoro nel cassetto.

Quando scrivo ho in mente un lettore ideale che, però, è uguale a me. Ama quello che piace a me, abbiamo in comune lo stesso bagaglio culturale che gli permette di cogliere citazioni nascoste e riferimenti che altri forse non apprezzerebbero. Non so scrivere per tutti anche se qualche passaggio può essere ampiamente condivisibile da persone diverse perché certi temi sono universali per natura. Un’amicizia tradita, per esempio, resta un’amicizia tradita in un romanzo di fantascienza come in un giallo, al massimo in uno dei due ci scappa il morto.

Il lettore ideale è dunque quello che recepisce il mio messaggio esattamente come l’avevo immaginato, ma nella vita niente è facile e scontato come può apparire. L’abilità di uno scrittore sta nell’invertire i fattori di questa banale equazione: lo scrittore ideale è quello che sa trovare le parole e le espressioni più adatte a trasmettere il messaggio desiderato, consapevole ceh il lettore ideale non esiste. Non si tratta di adattarsi al pensiero o al gusto più diffuso per garantirsi il successo né semplificare un concetto complesso per chi non capirebbe. Significa, invece, imparare a caricare il tir perché l’esplosione sia spettacolare a prescindere dal paracarro che colpirà e se ne diffonda l’eco.
Ci sono mille modi per dire qualcosa, ma quando scrivo mi accorgo che uno soltanto è perfetto in quel contesto, in quel momento, in quella posizione, per trasferire al lettore l’immagine che ho in mente. Basta il sinonimo dal suono sbagliato a farmi impazzire perché compromette la frase anche se non ne cambia il senso.

La nostra è una lingua meravigliosamente ricca, piena di parole che possono essere sfruttate in combinazioni infinite senza mai ripetersi oppure ripetersi per creare un effetto, oppure farsi invisibili e sottintese, spegnere o accendere la luce su una frase, parole capaci di cambiare aspetto evocando altre parole. Non inseguo il termine più ricercato per fare bella figura, spesso quello più semplice e banale è esattamente ciò che serve, svolge alla perfezione il suo compito purché lo si metta al posto giusto al momento giusto. La parola perfetta esiste, ma per essere certi di trovarla è necessario averne a disposizione il più possibile, vale a dire, leggere tantissimo e poi ancora.

Una volta caricato il mio tir nel giusto ordine e nella corretta misura, dopo le necessarie revisioni e modifiche perché non sbandi, all’impatto si scatenerà la reazione desiderata: le parole scelte e scritte con tanta cura si trasformeranno per il lettore in sensazioni, immagini, riflessioni, voci e in tutti gli elementi dei quali è fatta la storia che gli sto raccontando. A questo punto, il mio lettore ideale sarà soddisfatto, ma gli altri?
In realtà, il bello dei tir di parole lanciati sulla strada in più copie è che, pur trasportando lo stesso carico disposto nell’identica maniera, a ogni impatto generano esplosioni differenti secondo la conformazione del paracarro colpito. Lo stesso libro, la stessa storia, la stessa frase si presta sempre a molteplici interpretazioni e di conseguenza cambiano le reazioni dei lettori. Se metto a confronto le recensioni di uno dei miei romanzi, mi accorgo che ogni lettore si è soffermato su un aspetto diverso, ha colto un dettaglio diverso, quasi si trattasse di libri diversi. Così ho capito che posso scrivere pensando sempre al mio fantomatico lettore ideale, tuttavia, una volta messa in strada, la flotta di tir non mi appartiene più e posso sedermi a contemplare i risultati degli scontri, traendone lezioni per progettare il prossimo carico.




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