Scrivere è un'attività solitaria e
per questo mi permette di essere liberamente me stessa, di far volare idee e
fantasie senza limiti, tanto nessuno mi vede.
Prima o poi, però, qualcuno legge
ciò che scrivo e a quel punto il tir di parole che trasporta i miei pensieri si
scontra con il paracarro mentale di uno sconosciuto. Il risultato può essere
una spettacolare esplosione di emozioni e intesa, oppure una fumata nera e
tossica. Se non siamo pronti per l’onesto e spietato giudizio altrui, tanto
vale tenere il nostro capolavoro nel cassetto.
Quando scrivo ho in mente un lettore
ideale che, però, è uguale a me. Ama quello che piace a me, abbiamo in comune
lo stesso bagaglio culturale che gli permette di cogliere citazioni nascoste e
riferimenti che altri forse non apprezzerebbero. Non so scrivere per tutti
anche se qualche passaggio può essere ampiamente condivisibile da persone
diverse perché certi temi sono universali per natura. Un’amicizia tradita, per
esempio, resta un’amicizia tradita in un romanzo di fantascienza come in un
giallo, al massimo in uno dei due ci scappa il morto.
Il lettore ideale è dunque quello
che recepisce il mio messaggio esattamente come l’avevo immaginato, ma nella
vita niente è facile e scontato come può apparire. L’abilità di uno scrittore
sta nell’invertire i fattori di questa banale equazione: lo scrittore ideale è
quello che sa trovare le parole e le espressioni più adatte a trasmettere il
messaggio desiderato, consapevole ceh il lettore ideale non esiste. Non si
tratta di adattarsi al pensiero o al gusto più diffuso per garantirsi il
successo né semplificare un concetto complesso per chi non capirebbe. Significa,
invece, imparare a caricare il tir perché l’esplosione sia spettacolare a
prescindere dal paracarro che colpirà e se ne diffonda l’eco.
Ci sono mille modi per dire
qualcosa, ma quando scrivo mi accorgo che uno soltanto è perfetto in quel
contesto, in quel momento, in quella posizione, per trasferire al lettore
l’immagine che ho in mente. Basta il sinonimo dal suono sbagliato a farmi
impazzire perché compromette la frase anche se non ne cambia il senso.
La nostra è una lingua
meravigliosamente ricca, piena di parole che possono essere sfruttate in
combinazioni infinite senza mai ripetersi oppure ripetersi per creare un
effetto, oppure farsi invisibili e sottintese, spegnere o accendere la luce su
una frase, parole capaci di cambiare aspetto evocando altre parole. Non inseguo
il termine più ricercato per fare bella figura, spesso quello più semplice e
banale è esattamente ciò che serve, svolge alla perfezione il suo compito
purché lo si metta al posto giusto al momento giusto. La parola perfetta
esiste, ma per essere certi di trovarla è necessario averne a disposizione il
più possibile, vale a dire, leggere tantissimo e poi ancora.
Una volta caricato il mio tir nel
giusto ordine e nella corretta misura, dopo le necessarie revisioni e modifiche
perché non sbandi, all’impatto si scatenerà la reazione desiderata: le parole scelte
e scritte con tanta cura si trasformeranno per il lettore in sensazioni,
immagini, riflessioni, voci e in tutti gli elementi dei quali è fatta la storia
che gli sto raccontando. A questo punto, il mio lettore ideale sarà
soddisfatto, ma gli altri?
In realtà, il bello dei tir di
parole lanciati sulla strada in più copie è che, pur trasportando lo stesso
carico disposto nell’identica maniera, a ogni impatto generano esplosioni
differenti secondo la conformazione del paracarro colpito. Lo stesso libro, la
stessa storia, la stessa frase si presta sempre a molteplici interpretazioni e
di conseguenza cambiano le reazioni dei lettori. Se metto a confronto le
recensioni di uno dei miei romanzi, mi accorgo che ogni lettore si è soffermato
su un aspetto diverso, ha colto un dettaglio diverso, quasi si trattasse di
libri diversi. Così ho capito che posso scrivere pensando sempre al mio
fantomatico lettore ideale, tuttavia, una volta messa in strada, la flotta di
tir non mi appartiene più e posso sedermi a contemplare i risultati degli scontri,
traendone lezioni per progettare il prossimo carico.
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