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sabato 27 febbraio 2016

Congo Inc. di In Koli Jean Bofane

Dopo il saggio di Alberto Angela ho pescato un romanzo dalla mia lista di lettura 2016 ed eccomi a parlarvi di Congo Inc. Il testamento di Bismark di In Koli Jean Bofane, autore congolese costretto a lasciare più volte il suo paese d'origine per stabilirsi definitivamente in Belgio negli anni Novanta.

La trama sembra semplice perché è un pretesto per raccontare ben altro che le (dis)avventure del protagonista; non solo l'ambientazione e i personaggi la rendono insolita e particolare, ma la narrazione alterna ironia e violenza in modo sconcertante.
A inizio lettura, mi sembrava di vedere un film di Checco Zalone ambientato in Congo: Isookanga, ignorante e ambizioso, lascia il suo villaggio nella foresta (nel film sarebbe stato il classico paesino di campagna) per andare incontro alla “vita vera” conosciuta attraverso Internet su un computer rubato. 
Isookanga ha venticinque anni, troppo alto per essere un pigmeo e troppo basso per tutti gli altri, si presenta a Kinshasa convinto che il mondo funzioni come nei videogiochi online che lo vedono sopraffare concorrenti da ogni parte del pianeta.


«Ma cosa sei venuto a fare a Kin'?»
«A mondializzare, vecchio.»
«Mondializzare?»
«Sì, vecchio. Stare nel mainstream, usare l'alta tecnologia,comunicare con il mondo: stare sul pezzo insomma.»
«E la foresta?»
«Roba superata, vecchio.»

Così, le prime pagine scorrono surreali e un po' comiche, una caricatura che mi pareva stonasse con la mia idea di Congo e di Africa costruita sui reportage di Kapuściński e qualche documentario naturalistico. Proseguendo, però, arrivano le mazzate dalla realtà e lo stile di Bofane muta a seconda del personaggio che entra in scena. Se in principio il lettore si aggira per Kinshasa con gli occhi sognanti e ingenui di Isookanga, quando compare Shasha la luce cambia di colpo. Una pagina strappa una risata, mentre la successiva descrive nel dettaglio una serie di eventi e atti abominevoli che fanno torcere lo stomaco.
Shasha è una ragazzina sfuggita al massacro della sua famiglia e degli abitanti del suo villaggio insieme a due fratellini. La sua storia è raccontata nuda e cruda, senza banalità o frasi sdolcinate di compassione. Un pugno in faccia al lettore che, fino a quel punto, sorrideva. Shasha vive per la strada con un gruppo di ragazzini che ricorda i bambini sperduti di Peter Pan, ma senza magia. Non c'è nulla di fiabesco nelle loro vite, eppure nessuno si piange addosso perché in certi luoghi del mondo ciò che noi chiamiamo orrore è assolutamente nella norma.
In Koli Jean Bofane
Isookanga si ritrova a dormire per la strada con la banda di Shasha, ma continua a progettare un futuro grandioso e si imbatte in quello che diventerà il suo socio in affari: il giovane cinese Zhang Xia, abbandonato in Congo da un connazionale dopo un affare truffaldino andato male.
In una girandola di coincidenze, equivoci e colpi di scena, la trama prosegue entrando nelle vite di diversi personaggi che si trovano a bollire insieme nel pentolone di Kinshasa dove l'acqua si beve da sacchetti ghiacciati condivisi da baby prostitute, poliziotti corrotti, trafficanti, bambini soldato, donne rapite, politici, sfruttatori, fanatici religiosi, operatori delle Nazioni Unite, giornalisti poco propensi a sporcarsi le mani con la verità e sognatori come Isookanga.
Nel pentolone c'è, per esempio, Kiro Bizimunguun signore della guerra in congedo messo a dirigere un parco nazionale. Svolge il suo incarico d'ufficio senza passione perché quando osserva la foresta, come il giovane protagonista, non ne vede l'utilità né la bellezza, ma si strugge pensando a quante risorse, dal petrolio ai giacimenti minerari, giacciono sotto quella distesa verde senza che lui possa sfruttarle per arricchirsi. Il suo è solo uno dei tanti punti di vista con i quali è raccontata questa storia e, ogni volta che il lettore pensa di essersi fatto un'idea di ciò che accade, il punto di vista cambia di nuovo e si esplora un diverso aspetto della vita e della città.

Ho sempre pensato al Congo come luogo guerre sanguinose e come patria dei gorilla di montagna, ma questo libro ha aggiunto qualcosa al mio immaginario, attualizzando il poco che sapevo. Lo stile narrativo di Bofane è asciutto e senza fronzoli, fa il solletico e tira schiaffi, fa riflettere tantissimo.
Continuo ad amare l'Africa e spero di trovare ancora la foresta congolese quando volerò laggiù. So che osserverò la gente ripensando ai personaggi di questo libro, cercandoli tra le persone che incontrerò ed è questo che mi piace dei libri: ti restano dentro e ti accompagnano nella vita reale.

Consiglio a tutti di leggere di Congo Inc. e salire su questa altalena lanciata troppo forte tra il bene e il male.

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