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mercoledì 21 ottobre 2015

Dentro fino al collo

Giugno 2015, in treno con Legione
Così mi sento, quando scrivo.
All'inizio sono visioni e scintille. Poi, quando la storia prende forma, le scintille innescano un incendio. Le parole diventano frasi, le frasi diventano capitoli e i capitoli diventano un libro. 

Durante questo processo vengo sommersa da ondate di creatività ed è un tale piacere che continuo a cercarlo. Ogni impegno quotidiano che toglie tempo alla scrittura mi infastidisce. Non ho voglia di fare la spesa, devo puntare la sveglia per ricordarmi di mangiare, cerco di sviare e rimandare gli inviti a uscire di casa. La mia porta è chiusa, esco da un'altra parte. Visito un mondo che io creo, distruggo e trasformo a colpi di idee.

Quando spengo il pc e saluto i miei personaggi, non vedo l'ora di ritrovarli il giorno dopo e continuo a pensarci, mentre faccio altro. Ripasso le scene e i dialoghi, rivedo gli intrecci e tengo sempre teso il filo dei pensieri. Vedo persone che nei momenti vuoti, d'attesa o di solitudine, estraggono il cellulare per ammazzare il tempo. Io prendo penna e blocchetto e mi faccio un altro giro sulla giostra.

Alla fine, quando il romanzo è completo, revisionato e pronto per gli occhi dei lettori, sono emozionata come se avessi impacchettato un regalo di compleanno per qualcuno che amo. Molti scrittori lo considerano un momento triste, il distacco da una parte della loro vita. Sì, è la fine di un'avventura vissuta intensamente e con passione, ma ce n'è un'altra, rimasta in disparte ad aspettare la mia attenzione, ed è già tempo di ripartire.

Succede così, con tutti i libri che scrivo. Ogni volta è come innamorarsi di nuovo, di trame diverse, argomenti inediti, personaggi sconosciuti, eppure sempre con lo stesso trasporto.

Adoro esserci dentro fino al collo.

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