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martedì 30 giugno 2015

Le copertine dei miei libri

Non saranno bellissime, non rispetteranno i canoni della grafica, non attireranno l'attenzione, ma ho seguito delle regole personali.

Tutte le copertine dei miei libri sono realizzate da me con Photoshop, programma che ho imparato a usare ai tempi del mio primo lavoro in una copisteria. Amici più esperti, col tempo, mi hanno svelato qualche trucco per sfruttarlo meglio e poi mi diverto a cliccare sui vari strumenti e vedere cosa succede.


Immagini
Ho scelto immagini di panorami tra le foto scattate durante i miei viaggi, a volte montandole fra loro e giocando un po' con i filtri e le regolazioni di colore. Ogni foto ricorda l'ambientazione del romanzo o di una sua parte.
Quella di Legione River, per esempio, viene dal mio viaggio in Sudafrica e l'ho scelta perché sullo sfondo c'era una grossa nave che potrebbe essere una delle Comete, la flotta della Legione Segreta. Ho poi aggiunto i fulmini per rappresentare le tempeste che permettono ad Aurora di passare dall'aldilà alla realtà. 
Su quella di Gabriel ci sono delle cime innevate, riprese durante il classico giro con il trenino rosso del Bernina, che possono essere sia il monte che cela la base segreta sulle Alpi, sia le Ande dove si trova il laboratorio con la macchina del tempo.
Per Il Guardiano ho usato lo scatto di una gita in Val Masino nel quale il paesaggio, boschi e montagne come a Cressidora, si specchia nell'acqua di quello che potrebbe essere il lago davanti alla villa maledetta.
La Città dei Sette Ponti di Ninna Nanna per Lucifero è, in realtà, una veduta serale di Melbourne che ho scattato in Australia nel 2010.
Sulle mie copertine non compaiono i personaggi perché voglio lasciare il loro aspetto all'immaginazione del lettore, anche se guidata dalle mie descrizioni. Personalmente, non amo le copertine con i primi piani dei protagonisti, soprattutto se sono fotografie e non illustrazioni. Ho fatto un'eccezione solo per l'orango Gianni su Di passaggio in Indonesia, ma quello è un libro di viaggio autobiografico e il lettore si trova in un'ambientazione reale.

Titolo e autore
Il carattere che avevo usato per il titolo del primo libro di Legione, è sparito dalla lista di Photoshop, facendomi disperare perché volevo mantenere lo stesso per ogni episodio, cambiando solo il colore per adattarlo all'immagine di copertina. Ho potuto copiare la scritta Legione, ma per il nome del protagonista, che fa da sottotitolo, sono stata costretta a cambiare font. Ne ho cercato uno simile, ma il risultato non mi soddisfa del tutto. Trattandosi di una saga, è importante, per me, che il titolo renda riconoscibile ogni volume come parte di una serie. Forse, un giorno, le modificherò in blocco.
Il titolo è in primo piano, mentre l'autore è più piccolo e in posizione defilata. Non sono Stephen King, quindi mettere in risalto il mio nome non serve ad attirare lettori. Inoltre, il mio nome e cognome sono così diffusi da sembrare uno pseudonimo studiato per mantenere segreta la mia identità. Idea intrigante, tra l'altro.

Quarta di copertina
Per le edizioni cartacee ho dovuto impostare anche la facciata posteriore della copertina. Sono andata sul classico: trama in alto e note sull'autore in basso. Ho riflettuto un po' sulla scelta di mettere anche una mia foto, poi ho deciso di “metterci la faccia” anche se in realtà la faccia si vede poco. Non volevo cambiare la mia foto per ogni libro perché, intanto, non è una sfilata di moda e, soprattutto, vorrei che il lettore mi identificasse con una sola immagine e mi riconoscesse, volume dopo volume. Di conseguenza, ho optato per una foto di me mentre scrivo perché mi è sembrata più neutra rispetto a un primo piano sorridente. Non si può uscire dall'atmosfera tragica di un racconto come Il Guardiano e trovarsi davanti un faccione sorridente. Nelle pose serie mi trovo ridicola e, in generale, non sono molto fotogenica. Sto pensando, per le prossime copertine, di mettere la stessa foto in bianco e nero perché, a ben guardare, quella canotta arancione è un po' forte. Che ne dite?



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