Pagine

giovedì 15 gennaio 2015

Uno scrittore è uno scrittore

Attenzione: questo articolo è polemico e potrebbe urtare la sensibilità di qualcuno, ma è basato sulla mia opinione personale liberamente espressa e potete commentarlo con i dovuti modi.

Oggi, grazie al self-publishing, chiunque può pubblicare un libro, ma ciò non significa che tutti quelli che pubblicano si possano definire scrittori. Definireste ballerini tutti i frequentatori di una discoteca?


Fare lo scrittore è un'arte e un mestiere, richiede impegno e tecnica, oltre al talento. Bisogna essere aperti alle critiche e farne tesoro per migliorarsi sempre.

sabato 10 gennaio 2015

Il mondo secondo me

Dopo i fatti degli ultimi giorni,  si fa un gran parlare di libertà d'espressione, terrorismo, religione, violenza e si discute di "soluzioni" perché "non si può andare avanti così".

Sì, ricorda l'atmosfera post 11 settembre ed era il 2001, ciclicamente si torna a parlare del destino del mondo, ma sempre e solo quando sono coinvolti occidentali. Col tempo si torna all'indifferenza totale verso ciò che accade nel resto del mondo, non qualche volta, ogni giorno. Se non succede in casa mia, non mi interessa.

Oggi siete tutti "Charlie", nel 2001 eravate tutti americani. Siete mai stati nigeriani, messicani o cambogiani? Siete mai stati un elefante a cui sterminano la famiglia per l'avorio o un orango a cui strappano il cucciolo per venderlo mentre abbattono la foresta dove vivi? Siete mai stati un orso polare che vede la sua casa sciogliersi in un mare di petrolio o una balena arpionata?


Sono sempre polemica riguardo l'umanità perché non concepisco che la razza superiore, quella dotata di intelligenza, sia quella che si comporta peggio su tutto il pianeta. Ne parlo da tempo sul mio blog e si nota anche nei miei libri.


In Legione, oltre all'evidente misantropia dell'organizzazione che non ha abbastanza fiducia nell'uomo per condividere pubblicamente le proprie scoperte, ho affrontato in diversi passaggi la nostra incoscienza, stupidità e crudeltà, sia nei rapporti con i nostri simili che con la natura. In River, e forse ancor più in Gabriel, ne ho parlato attraverso i pensieri dei personaggi, mentre in Di Passaggio in Indonesia l'ho fatto in prima persona,  riflettendo sul futuro dei luoghi e delle persone che ho incontrato sulla mia strada.  Ci voleva Harrison Ford nel suo episodio di Years of living dangerously (una bella miniserie di documentari sul futuro del mondo il cui titolo è traducibile con "Dopo anni di minchiate ci viene in mente di salvare il nostro pianeta") per cambiare la politica indonesiana sulla deforestazione? Ma che razza di gente siamo?


Io sono perfino fortunata perché vivo in un Paese dove mi è possibile pubblicare un post come questo e scrivere nei miei libri che nessuno è innocente. Non faccio distinzioni di razza, fede, schieramento politico: ce l'ho con tutti, me compresa perché faccio parte del problema. Libertà... Mi fa sempre venire in mente Mel Gibson in Braveheart un attimo prima che lo ammazzino.


A volte penso che siamo davvero senza speranza. Siamo capaci di cose straordinarie, esistono persone buone e intelligenti, altruiste e responsabili, geniali nell'arte e nella scienza, eppure la nostra Storia è fatta soprattutto di sangue e spazzatura. Chiamiamo progresso la tecnologia che produciamo e utilizziamo, ma, come persone, non mi pare che ci siamo evoluti molto da quando ci prendevamo a clavate nelle caverne.